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Note di regia di "La Brava Gente"


Note di regia di
"La Brava Gente" è un sincero tentativo di indagare la genesi emotiva di tanti mostri che terrorizzano la nostra società, di guardare oltre. Nonostante le tematiche rischiose e fraintendibili, penso che il miglior modo per prevenire il male sia conoscere la sua origine. E raccontarla. Ogni volta che scrivo una storia, cerco la scomodità. Mi stimola a frugare nei miei incubi, fallimenti, pregiudizi. La brava gente è senz’altro il risultato più totalizzante delle mie paure e dei traumi che, come tutti, mi porto addosso. Ma nonostante tutto l’orrore compiuto dai protagonisti, questo film è soprattutto una storia d’amore. Eccessiva. Disperata. Sbagliata. Volevo raccontare cosa succede nella mente delle persone a cui l’amore non è stato insegnato. E interrogarmi sulla sua natura contraddittoria. È un film che dichiara amore e odio al concetto di ‘famiglia’, ragionando sul suo ruolo nella nostra società. Oltre ai temi, ho fortemente voluto una fotografia naturale che raccontasse i luoghi dove sono cresciuto e che restituisse la sensazione di sospensione che si porta addosso la provincia: i boschi, i campi, le strade, le zone industriali. Si ripetono, moltiplicano, accavallano, e compongono un quadro confuso, che spesso porta disagio. Lo stesso che provano i due protagonisti; che non hanno volutamente un nome, perché nessuno gliel’ha mai dato. E allora, chi siamo davvero quando la cosa più intima e profonda che possediamo, testimonianza delle nostre impronte sulla terra, la perdiamo? O peggio, non l’abbiamo mai avuta?

Simone Polito