Pubblico attento e desideroso di guardare il mondo con gli occhi dei registi emergenti più interessanti del panorama internazionale. Due premi, quello della giuria e del pubblico, che fanno vincere il racconto di una complessa fase politica attraverso le esperienze personali del protagonista. Una menzione speciale a un’opera prima quasi “fotografica”. È questo il resoconto delle cinque giornate di
Magma Debut, che dall’11 al 15 luglio si è svolto al CUT, il Centro Universitario Teatrale di piazza Università.
Magma Debut è il concorso internazionale dedicato ai film lunghi inserito tra le iniziative di
Magma - Mostra di cinema breve, il festival dei cortometraggi di Acireale.
Con la collaborazione dell’Università di Catania e del Centro Universitario Teatrale di Palazzo Sangiuliano, l’associazione culturale Scarti ha organizzato cinque serate dedicate ad altrettanti registi esordienti. Con la direzione artistica del regista, produttore e sceneggiatore Andrea Magnani,
Magma Debut ha portato sullo schermo, a ingresso libero, cinque lungometraggi che sono poi stati valutati da una giuria di esperti di caratura nazional: Davide Del Degan, presidente, già vincitore del Premio Lorenzo Vecchio nel 2010; Giovanni Calcagno, attore e regista teatrale, apprezzato dal cinema d’autore italiano; e Bernadette Weber, direttrice della fotografia e documentarista di successo tanto in Italia quanto in Austria.
I tre giurati, all’unanimità, hanno conferito il
premio Debut 2023 a "
Un figlio" del tunisino Mehdi M. Barsaoui, produzione a cavallo tra Francia, Tunisia, Libano e Qatar. La pellicola, a cui è andato anche il
Premio del Pubblico, «ha messo in scena - si legge nelle motivazioni - un dramma familiare così urgente e drammatico intrecciando complessi temi culturali e politici sullo sfondo del conflitto tunisino del 2011. Il film, sorretto dalla potente interpretazione del padre Sami Bouajila, lascia trasparire uno sguardo feroce e allo stesso tempo pieno di amore sulla qualità della convivenza tra le persone e su cosa significhi crescere un essere umano».
Menzione speciale, invece, ad “
Ama”, l’opera prima della spagnola Julia de Paz Solva, premiata per la sua abilità nel «raccontare il personaggio principale attraverso il non detto, in un racconto cinematografico che si dipana più attraverso le immagini che i dialoghi e che vede la macchina da presa insistere sulla protagonista riuscendo a rispecchiare i suoi stati d'animo».
In concorso, oltre ai due film già citati, erano anche: “La timidezza delle chiome” (96’), opera prima di Valentina Bertani; “Nico” (80’), di Eline Gehring, proposto in collaborazione con il Goethe-Institut Italien; e l’ucraino “Slightly open doors” (89’), di Khachatur Vasilian e Oleksandr Bykov.