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Note di regia di "Non Moriro' di Fame"


Note di regia di
Il tema dello spreco alimentare, da sempre, mi sta molto a cuore. Mai come in questo periodo il cibo e la catena alimentare della grande distribuzione sono diventati un business di proporzioni mastodontiche. Si produce per buttare. E si butta per produrre. Lo spreco nutre l’industria alimentare con una velocità mai vista prima d’ora. Eppure è un argomento di cui, tutto sommato, si parla ancora troppo poco. Pier, il protagonista del film, conosce bene il cibo.
Oggi è un clochard ma nel suo passato il cibo è stata la sua ragione di vita, il suo lavoro ma anche la sua follia. Pier è una sorta di moderno clochard che conosce il valore del cibo meglio di qualsiasi altra cosa. Il cibo, per lui, è sempre un piccolo gesto di poesia. L’incontro con il Granata, anziano senzatetto ma anche a modo suo grande esperto di sprechi, spalanca a Pier una porta e la strada per ridisegnare una nuova geografia del cibo. Andare a caccia del cibo che si butta diventa una missione. E pedinando Pier e il Granata lo spettatore si trova davanti a questa micidiale follia chiamata spreco alimentare. Ma Pier deve fare i conti anche con Anna, una figlia che in qualche modo aveva abbandonato. Quando la ragazzina riappare nella sua vita Pier non può sottrarsi all’amore paterno, non può rinunciare ad un affetto che credeva perduto. Il confronto con la figlia porta Pier, ancora una volta, a rimettersi in gioco. A ricostruire.
Ad immaginare e creare nuove prospettive, sempre attraverso il cibo. Non morirò di fame trae spunto da una storia vera, la storia di uno Chef stellato che perde tutto, anche la famiglia. Ma è anche la storia di uno Chef che cerca di ricostruire una vita ricominciando da zero, grazie alla forza che solo un figlio sa mettere in moto.

Umberto Spinazzola