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SVEGLIAMI A MEZZANOTTE - La resurrezione di una donna


Presentato al Torino Film festival, il documentario di Francesco Patierno è liberamente tratto dall’omonimo libro autobiografico di Fuani Marino. Il diario di una ragazza che affronta la sua depressione arrivando a un gesto estremo. Dal 13 febbraio in sala distribuito da Luce Cinecittà.


SVEGLIAMI A MEZZANOTTE - La resurrezione di una donna
Suani Marino "Svegliami a Mezzanotte"
“Mi sono uccisa il 26 luglio 2012. Avevo da poco compiuto 32 anni e da neppure quattro mesi partorito la mia prima e unica figlia, Greta”. Le parole sono quelle di Fuani Marino, la cui storia raccontata nel libro autobiografico "Svegliami a mezzanotte" è stata trasposta nell’omonimo documentario di Francesco Patierno. Un tentato suicidio, culmine di una forte depressione e di una diagnosi di bipolarismo, al quale la giovane donna arriva dopo un’esistenza vissuta tra alti e bassi emotivi, psichiatri e pillole, alla ricerca di un equilibrio.

Il documentario di Francesco Patierno, con la voce narrante di Eva Padoan, ripercorre la vita di Fuani attraverso le sue stesse parole, quelle scritte nel corso degli anni nei suoi diari, un fiume in piena di pensieri, domande, paure, speranze e dolore. Un flusso di coscienza accompagnato dalle immagini dei fogli di quei diari fittamente scritti, dalle foto di Fuani, della sua famiglia, dei suoi amici, del marito e poi della figlia, di video personali nei quali la vediamo crescere in tutta la sua bellezza, scrutando nelle immagini della donna, nel suo sguardo malinconico, i segni dei suoi disturbi, della melanconia anche nei momenti più felici e importanti. Patierno, che ha scritto la sceneggiatura insieme alla stessa Marino, sceglie attraverso immagini e video di repertorio, suggestioni visive, libere e acute associazioni, di rappresentare le sensazioni di Fuani, i suoi stati d’animo, ma anche di raccontare, in parte ironicamente, il contesto culturale italiano nel quale le donne continuano a crescere, spesso tormentate dalle imposizioni sociali.

Ma il centro della storia è la condizione della protagonista, l’autoanalisi dettagliata del proprio essere che la accomuna a tante persone e che ci permette di entrare in quella mente “che non funziona”, come ripete spesso nel corso del suo racconto. Un racconto che colpisce per la lucidità con la quale la donna guarda a sé stessa, ai suoi “mostri”, a quello che le manca pur avendo tutto, l’amore, un bel lavoro, gli amici, una famiglia premurosa e poi anche una figlia tanto desiderata.

Quella di Fuani è un’autobiografia feroce e onesta che scandaglia gli aspetti più profondi del disagio psichico, un diario condiviso con il pubblico che dall’infanzia all’età adulta, fino a quel volo dal quarto piano di un palazzo e alle conseguenze della caduta, mostra l’evolversi della malattia che non ha sempre un lieto fine come in questo caso. La “resurrezione” di una donna diventa quindi un monito per riflettere su argomenti come la malattia mentale o il suicidio che sono spesso considerati un tabù, rendendo il documentario di Patierno sulla vicenda di Fuani un messaggio “politico” trasmesso con una delicatezza rara.

06/02/2023, 11:22

Caterina Sabato