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Note di regia di "Tutto chiede salvezza"


Note di regia di
Già a pagina 30 del libro di Daniele Mencarelli, Tutto Chiede Salvezza, ero così galvanizzato dalla lettura che l’ho chiamato subito per fargli i complimenti ed esprimergli il mio entusiasmo. Nell’occasione gli ho chiesto di chi fossero i diritti e mi ha detto che li aveva acquisiti Roberto Sessa. Quando ho chiamato Roberto per manifestargli il mio entusiasmo per il libro, mi ha detto che avevano intenzione di farne una serie per Netflix. D’istinto gli ho detto che secondo me il format perfetto per una serie come questa sarebbe stato di 7 puntate, quanti sono i giorni di TSO del protagonista nel racconto. Questa semplice osservazione ha scatenato anche il suo di entusiasmo e ha dato l’avvio al processo creativo della serie.

In questo libro è come se avessi trovato il punto di arrivo di una parabola narrativa iniziata con la leggerezza di Scialla, continuata con la drammaticità mista a commedia di Tutto quello che vuoi, e che culmina in questo racconto. La traccia di questi tre contenuti è l’osservazione del crescente disagio giovanile, già presente prima della pandemia e accentuatosi in seguito ancora di più.

Un disagio che purtroppo ho sotto gli occhi costantemente, vivendo in un quartiere come Trastevere, molto frequentato da giovani e dove si manifestano spesso anche episodi molto preoccupanti.

È evidente che la storia è, per sua natura, drammatica, perché racconta gli ultimi, i diseredati, i “senza pelle”, quelli travolti dalla sofferenza della vita perché privi di corazza. Ma non è affatto detto che ciò escluda la possibilità di momenti leggeri, di humour, persino di comicità.

Le due cose – dramma e umorismo – possono viaggiare insieme ed alimentarsi a vicenda.

E questa continua ad essere la cifra stilistica che prediligo.

Francesco Bruni