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Note di regia di "Per niente al mondo"


Note di regia di
Per Niente al Mondo è la storia di un uomo che subisce una grande ingiustizia, ma che invece di lottare contro questa ingiustizia finirà per lottare contro se stesso. Per quella che definisco “una sana e buona abitudine”, anche per partorire l’idea del mio secondo film io e Cosimo Calamini, come già successo per Un giorno all’improvviso, ci siamo posti una domanda ben precisa, sviluppando delle riflessioni importanti che hanno poi dato vita alla storia. Anche stavolta, con la stessa modalità, ci siamo posti un quesito fondamentale: “Ma se un uomo arrestato ingiustamente, una volta tornato in libertà, decidesse di riprendersi tutto quello che gli è stato portato via, anche andando contro la legge?”. Nasce così Per Niente al Mondo, storia liberamente ispirata a fatti realmente accaduti, dove il destino di un uomo per bene subirà conseguenze imprevedibili. Nel proseguire la mia indagine su storie di impianto realistico, ho deciso stavolta di stravolgere la narrazione convenzionale, caratterizzando il plot con tre linee temporali che arricchiscono il film. Questo movimento, avanti e indietro nel tempo, offre al pubblico la grande opportunità di sospendere il proprio giudizio sul film e sul protagonista, di confrontarsi con i propri pregiudizi e con i luoghi comuni che caratterizzano ognuno di noi. Lo spettatore, infatti, è direttamente proiettato nella vicenda ed è chiamato a giudicare, ma senza avere piena consapevolezza dei fatti.

Ogni personaggio del film ha una sua verità. La dichiara, la nasconde, la grida con tutto il suo fiato. L’obiettivo è quello di permettere allo spettatore di immedesimarsi con ognuno di loro, e non solo con il protagonista. Se in Un giorno all’improvviso noi spettatori “eravamo” il protagonista, in Per Niente al Mondo siamo Bernardo, Elia, Sergio, Giuditta, Caroti, e così via. Perché in questa storia non esiste una regola esatta, e non esiste una sola verità. Lo stile di ripresa, in questa seconda avventura, appare trasformato e reso più complesso da soluzioni che a mio avviso erano necessarie per la narrazione: la frammentazione narrativa, con un innovativo montage drammaturgico, l’utilizzo di movimenti di macchina più complessi, con dispositivi tecnici più sofisticati (come crane, dolly e steady) che mostrano spazi scenici più ampi, assieme all’utilizzo di focali corte che permettono allo spettatore di entrare nel mondo emotivo e nella tridimensionalità della storia, attraverso un linguaggio non solo introspettivo, ma anche spettacolare. Il film è ambientato nel nord-est Italia, in un territorio di provincia del Friuli Venezia Giulia, quasi al confine con il Veneto.

Ho scelto quei luoghi per la loro caratteristica estetica, luoghi fermi nel tempo, ordinati ma allo stesso tempo lividi e sfibrati, dove il valore del lavoro determina la condizione identitaria delle persone. A differenza del mio primo film, dove il protagonista non è incline a valorizzare aspetti e ampiezze dei luoghi che abita, in Per Niente al Mondo non solo i luoghi sono riconoscibili, ma diventano personaggi, ad un certo punto antagonisti al protagonista. Il lavoro sugli attori è stato complesso e stratificato. Come nella precedente esperienza di Un giorno all’improvviso, ho lavorato prima delle riprese con gli attori principali, per scavare all’interno del testo e per individuare le zone in cui intensificare il lavoro, a seconda delle loro caratteristiche tecniche e umane. Grazie alla collaborazione di professionisti specializzati, abbiamo curato tutti gli spazi emotivi dei personaggi, portando gli attori su un livello di consapevolezza che ha alleggerito e motivato il lavoro sul set, scolpendo gli stessi nella maniera più funzionale e affascinante possibile. Una ricerca profonda delle motivazioni e degli spazi che muovono le scelte di ogni personaggio.

I film che hanno ispirato la visione di Per Niente al Mondo sono “Il Profeta” di Jacques Audiard per la forza stilistica e la modalità di messa in scena; “21 Grammi” di Alejandro Inarritu, per la potenza del racconto visivo e ravvicinato dei personaggi, oltre che per la coraggiosa narrazione non-lineare; “The Wrestler” di Darren Aronofsky per come la regia metta in valore sia gli aspetti umani sia gli aspetti spettacolari del film; “My name is Joe” di Ken Loach per come viene esplorato il valore della resilienza del protagonista. Per Niente al Mondo è un crime-drama, una storia coraggiosa e aspirazionale, ma allo stesso tempo disperata, dove la forma del racconto realistica, grazie alle soluzioni formali della macchina da presa e ai ritmi del montaggio, si eleva verso una godibile spettacolarizzazione per il grande pubblico.

Ciro D’Emilio