SPOSA IN ROSSO - Una commedia romantica per l'estate
Amore e precariato, passando tra i rapporti familiari e d’amicizia, sfiorando l’immigrazione e la transessualità. Diversi e numerosi sono i temi che
Gianni Costantino ha voluto affrontare con "
La sposa in Rosso", una commedia romantica che oscilla tra realtà e fantasia, verità e finzione.
Roberta (
Sarah Felberbaum) e Leòn (
Eduardo Noriega), una guida turistica e un reporter, sono due quarantenni precari in cerca di riscatto. Si incontrano per caso su un bus a Malta proprio mentre a Roberta, incinta di 9 mesi, si rompono le acque. Da quel momento si instaura un rapporto tra i due inaspettato e coinvolgente, che arriverà fino all’organizzazione di un matrimonio finto in Puglia per intascare i soldi delle buste che gli invitati regalano agli sposi. I complici sono il trasformista Giorgio
(Massimo Ghini), amico mentore di Leòn, e l’anticonformista Giada (
Cristina Donadio), zia di Roberta. Gli ostacoli sono i familiari della sposa. La madre asfissiante Lucrezia (Anna Galiena), il fratello paranoico Sauro (Dino Abbrescia) e il padre fuori di testa Alberto (Maurizio Marchetti). In una girandola di imprevisti non sarà facile per i protagonisti prendersi la rivincita che meritano. E forse qualcosa di più.
La volontà di
Gianni Costantino è delineare caratteristiche specifiche e ben delineate nei personaggi del film. Caratteri e mentalità che si scontrano, creando l’atmosfera ideale per spunti di riflessione legati alla nostra cultura e società, agli stereotipi con cui il nostro Paese è costretto a fare i conti e alle diverse generazioni a confronto.
Interessante la scelta di Costantino per l’età dei due protagonisti. Roberta e Leòn, infatti, sono due quarantenni che non hanno ancora compiuto la realizzazione che la nostra società si aspetta da persone entrate negli anta. La volontà è quella di mostrare la difficoltà diffusa di inserirsi e collocarsi stabilmente nel mondo del lavoro. Non solo, i due protagonisti non hanno vissuto rapporti d’amore duraturi. Si dimostrano ancora alla ricerca di relazioni autentiche, stabili ma in grado di far scaturire emozioni. L’incertezza lavorativa, sentimentale ed esistenziale. Tutte dinamiche e difficoltà che fanno parte della vita delle persone da ormai diverse generazioni.
Il viaggio in auto che i due protagonisti devono compiere per potersi sposare in Puglia è lo scenario ideale per creare il perimetro di un rapporto che diventa sempre più autentico e intenso. Inoltre, riesce anche a donare alla commedia di Costantino delle sfumature di avventura. Gli sguardi e i sorrisi che si scambiano Roberta e Leòn sono in grado di trasportare lo spettatore dentro l’emozione giusta, il sogno tipico dello spettatore della commedia romantica italiana.
La complicità che lega Giorgio, amico di Leòn, e Giada, zia di Roberta e donna transessuale, è l’elemento utile a rompere gli argini e affrontare il tema dell’uguaglianza e dell’inclusività. Apprezzabile, nel finale, la citazione al film diretto da Billy Wilder “A qualcuno piace caldo” del 1959.
La fantasia è un elemento molto presente, tanto nella sceneggiatura quanto nella caratterizzazione dei singoli personaggi. Roberta, suo papà Alberto, sua zia Giada e Leòn sono tutti dei sognatori. Sicuramente incastrati nella realtà, con la paura, forse, di assaggiare la libertà tanto desiderata. Sarà proprio grazie alla fantasia, alla creatività, al sapersi reinventare che i protagonisti troveranno la quadratura, il giusto equilibrio tra immaginazione e realtà.
Come ogni commedia insegna, il ritmo del film è sostenuto da momenti ironici e divertenti, in particolare con Dino Abbrescia (Sauro) che conferma i suoi giusti tempi comici, e attimi che lasciano invece spazio all’emozione, alla riflessione e all’intensità. Il finale vuole inventare, assumere una forma diversa, pur rispettando l’aspettativa dello spettatore romantico, desideroso del lieto fine.
04/08/2022, 09:10