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BIF&ST 13 - Presentato "Hill of Vision" di Roberto Faenza


BIF&ST 13 - Presentato
È una storia ancora aperta quella che Roberto Faenza ci racconta nel suo ultimo film, presentato oggi al 13° Bif&st - Bari International Film&Tv Festival. Mario Capecchi, il genetista italiano protagonista di "Hill of Vision", che quindici anni fa ha ricevuto il Premio Nobel per la Medicina per le sue ricerche sulle cellule staminali embrionali e il cosiddetto ʺgene targetingʺ, continua infatti a dare il suo contributo alla scienza collaborando nel campo della ricerca con alcuni istituti prestigiosi. Ma prima della fama mondiale c’è tutta una vita che ha dell’incredibile, e che parte tra le strade di Bolzano. Per raccontarla il regista ha iniziato le riprese in Alto Adige nell’agosto 2020, in piena pandemia, sostenuto nella produzione dal Fondo gestito da IDM Film Commission Südtirol.

Il film, una produzione Jean Vigo Italia con Rai Cinema e Rhino Films, ha un forte legame con l’Alto Adige non solo dal punto di vista produttivo, ma anche per la storia vera del protagonista e il suo legame con la città di Bolzano. Mario ha solo cinque anni quando sua madre, la poetessa e attivista politica Lucy Ramberg, viene deportata in un lager nazista lasciandolo in affido a una famiglia di contadini dell’Altopiano del Renon. Ma è il 1943, la Guerra infuria e quella bocca in più da sfamare è un peso di cui disfarsi, così a soli cinque anni Mario si ritrova solo, vagabonda per le strade di Bolzano, si unisce a una piccola banda di bambini abbandonati a se stessi, vivacchia di elemosina e di espedienti. Da ragazzo emigra poi in America per volere della madre, che nel frattempo lo aveva incredibilmente ritrovato e voleva garantirgli una buona istruzione.

Le riprese per la seconda parte del film si sarebbero dovute spostare quindi negli Stati Uniti: le location erano già state fissate, ma quando la pandemia fa saltare il set oltreoceano, la Jean Vigo Italia trova la Pennsylvania sull’Altopiano del Salto, dove la montagna e la vegetazione ben si prestano al racconto americano. Nella caserma Cesare Battisti di Merano è stata ricreata la scuola americana che Capecchi frequenta negli anni Trenta; sempre al suo interno sono stati ricostruiti un intero villaggio di quaccheri e uno studio medico dell’epoca, ma anche la facciata del palazzo di Stoccolma dove nel 2007 Capecchi riceverà il Nobel.

Il lavoro sulla ricerca delle ambientazioni è stato molto complesso e accurato ed è frutto anche delle competenze dei location manager locali, a partire da Valeria Errighi che ha poi passato il compito a Giuseppe Zampella, milanese residente da anni a Bolzano. Coinvolti sul set in fase di produzione anche altri professionisti altoatesini tra cui il fonico Patrick Bruttomesso, la segretaria di produzione Petra Forer, Maria Bernardi che ha affiancato Milena Canonero e il suo team nel reparto costumi, Sara Pergher che ha assistito la squadra dello scenografo Francesco Frigeri e Federica Mele come seconda assistente alla regia. E infine lo stunt coordinator Jakob Watschinger che, con il suo studio di effetti speciali Impact Productions, ha ricreato l’esplosione causata dal giovane Mario per punire un bullo su un bus diretto verso la scuola.

27/03/2022, 14:20