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CARLO VERDONE - Al Filmstudio e' nata la mia cultura cinematografica


Lettera del regista a proposito della rassegna “Filmstudio Underground: il movimento del cinema sperimentale italiano”


CARLO VERDONE - Al Filmstudio e' nata la mia cultura cinematografica
Il 2 Ottobre 1967, una serranda in Via degli Orti d’Alibert a Trastevere si alzò per dare inizio ad una serie di proiezioni di cinema sperimentale, assolutamente indipendente. Fu una boccata d’aria nuova per Roma che si poneva come centro culturale d’avanguardia in tutto il Paese. Gli illuminati programmatori del Filmstudio, ai quali dobbiamo ancora oggi dire grazie, allestirono un’operazione didattica straordinaria: fecero emergere i primi veri tentativi di cinema sperimentale da parte di autori provenienti dalla pittura, dal teatro, dalla letteratura, dalla fotografia e ovviamente da un cinema indipendente a noi sconosciuto. Non solo americani come Kenneth Anger, Gregory Markopoulos, Andy Warhol, Yoko Ono, John Chamberlain e tanti altri, ma anche molti dal nord Europa e tanti italiani. Quegli anni erano posseduti da un furore creativo inesauribile che cercava una nuova prospettiva di racconto concettuale nella più anarchica libertà nella ripresa e nel montaggio. Quando nei programmi del Filmstudio iniziarono ad affacciarsi autori come Gianfranco Baruchello ed Alberto Grifi con “La Verifica Incerta” (film di montaggio di scarti di pellicole americane dal tono assolutamente dadaista), Luca Patella, con Terra Animata e SKMP2, che segue le orme di Marcel Duchamp in una sperimentazione concettuale spiazzante, restammo tutti disorientati ma affascinati. E ancora Pier Farri, compositore e regista, Ugo Nespolo, pittore, scrittore e filmmaker, Annabella Miscuglio scrittrice e documentarista, Piero Bargellini artista “alieno”, lontano dal mondo che lo circonda e teorico di un cinema identificato solo nella “tecnica”, sono solo alcuni degli autori che il Filmstudio ricorda in questa imperdibile rassegna. Una rassegna che ci fa comprendere come il cinema sperimentale italiano di quasi un decennio, a partire dalla metà degli anni 60’, fu una fusione, un sincretismo tra varie arti che non potevano non fornire un nuovo e personalissimo linguaggio di rottura con il prodotto commerciale.
Molti della mia età si sono formati al Filmstudio non solo nella scoperta di un’avanguardia che ci ha arricchito intellettualmente ed emotivamente, ma più avanti anche nell’analisi di grandi autori di tutto il mondo, presentati nei loro maggiori capolavori. Posso quindi dire che al Filmstudio è nata la mia cultura cinematografica. E ancora oggi ringrazio quegli straordinari programmatori per la loro passione e il loro coraggio didattico. Se mi sono avvicinato al cinema il merito è stato loro.

Carlo Verdone

29/11/2021, 14:02