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TORINO FILM FESTIVAL 39 - "Rue Garibaldi"


TORINO FILM FESTIVAL 39 -
Ci sono parole e silenzi nel bel documentario di Federico Francioni “Rue Garibaldi”, luci e ombre, movimento e immobilità.

Seguendo la vita dei due fratelli ventenni Ines e Rafik, di origini tunisine ma nati e cresciuti in Sicilia, il regista sceglie di rappresentare la staticità della situazione in cui si trovano con un montaggio che procede per inquadrature fisse, tanti piccoli quadri dall'andamento robotico, ed è una scelta vincente. Inizialmente soli in queste riprese che li racchiudono, impariamo a conoscerli attraverso piccoli gesti e con gradualità riusciamo ad afferrare il complesso delle loro vite in perenne ricerca di un lavoro, spesso sfruttati o delusi, sempre in cerca di una svolta che li metta su una strada sicura, a volte con soluzioni rischiose o sogni impossibili.

E proprio il momento in cui ci si è assuefatti a questo ritmo è il momento in cui cambia: la voce di Ines fuori campo inizia a raccontare un (il?) momento felice della loro convivenza, durante il trasloco in rue Garibaldi (nella cittadina Villeneuve-Saint-Georges, a 30 minuti da Parigi), e qui la camera prende vita, si muove, li segue, ci mostra quei momenti di spensieratezza. Ines ricorda ma racconta anche di sé, della sua scelta di raggiungere il fratello, ed è sua la frase che racchiude l’anima dell’intero film “Se fai qualcosa non devi farlo per poi tornare indietro”: non torneranno in Italia, non si gireranno indietro (anche se si ha la sensazione che non stiano neanche andando avanti).

Da questo momento il baricentro della coppia si sposta verso la ragazza e le immagini cominciano ogni tanto a sorprenderci con alcune sovrapposizioni di piani, l'uso del colore, della sfuocatura, l'inserimento di suoni dissonanti che sono più rumori.

"Rue Garibaldi" è il "diario di bordo" di un breve tratto delle loro vite, come commenta Rafik, senza un inizio e una fine ma un semplice incontro per poi lasciarsi andare...

27/11/2021, 16:00

Sara Galignano