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Note di regia di "Rebibbia Lockdown"


Note di regia di
Roma, Carcere di Rebibbia, luglio 2021.
Se il Covid-19 ha sconquassato il mondo libero, provate a immaginate il cataclisma che ha investito il mondo dietro le sbarre. In verità solo chi lo ha vissuto da vicino riesce a farsene un’idea. Proviamo in poche righe a rappresentarla.
Nell’anno 2020 la società aveva già ignorato il dramma delle carceri sotto attacco Covid, proprio mentre stava accadendo. Se non fosse stato per l’insensata spedizione punitiva degli agenti contro i detenuti di Santa Maria Capua Vetere, conclamata in queste prime settimane di luglio, nessuno avrebbe più ricordato gli eventi eccezionali di tempi terribili.
Fra febbraio e aprile 2020, centinaia di migliaia di detenuti in tutto il mondo tentarono in ogni modo di non fare la fine dei topi.
Alcune nazioni (Iran, Turchia) ne scarcerarono decine di migliaia per precauzione. In altre furono presi provvedimenti di distanziamento in fretta e furia. In Italia sospesero temporaneamente la pena a qualche centinaio di anziani e malati, tra le stravaganti proteste dei politicanti sulle “scarcerazioni facili” dei “super-criminali”.
Nella condizione di scandaloso sovraffollamento e promiscuità, alcuni detenuti italiani, isolati da ogni contatto coi familiari, attoniti di fronte alle migliaia di morti quotidiane nelle città oltre le mura invalicabili, si ribellarono e tentarono la fuga disperata. Inutilmente.
Lo Stato agisce e vince sempre contro i pochi o i tanti che si scatenano contro di lui.
Ma c’è modo e modo di agire: a Santa Maria Capua Vetere lo Stato è rappresentato dalla mattanza videoregistrata degli aguzzini contro i reclusi inermi.
A Rebibbia lo Stato è rappresentato da un Corpo di Polizia Penitenziaria che con fermezza, ragione e persuasione placa gli animi dei rivoltosi e mette in sicurezza il carcere in poche ore, senza torcere un capello a nessuno. E subito dopo cerca e trova le risposte possibili a tanta angoscia e rabbia di chi vive oltre i cancelli. E di chi là dentro deve lavorare.
In queste due risposte, ben distinte, al dramma del Covid in carcere, consiste la differenza fra visioni opposte della pena: la prima è l’afflizione del condannato come vendetta sociale.
La seconda è l’offerta di una nuova opportunità per chi ha sbagliato.
Al Carcere di Rebibbia si pratica la seconda.
Rebibbia Lockdown la racconta in presa diretta.

Fabio Cavalli