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MATERNAL - Liberman: "Mai letto prima un copione così bello"


La protagonista di "Maternal" questa sera al cinema Massimo di Torino insieme alla regista Maura Delpero


MATERNAL - Liberman:
Lidiya Liberman
Una storia di maternità precoci e di maternità negate, ambientata in un centro religioso di Buenos Aires in cui giovani suore sono chiamate ad accogliere e aiutare ragazze incinte bisognose: “Maternal” di Maura Delpero, realizzato grazie al TorinoFilmLab e premiatissimo nei festival di cinema di tutto il mondo, questa sera per la prima volta viene presentato in città, al Massimo, alle 19,30 alla presenza della regista dell'attrice protagonista, l'ucraina Lidiya Liberman.

Lidiya, il personaggio che interpreta si chiama Suor Paola ed è il cuore del film: come lo descriverebbe?
«È una giovane suora appena arrivata a Buenos Aires dall'Italia per finire il suo noviziato e prendere i voti perpetui. Il film è la storia di una donna dietro il suo velo, che non può esprimersi pienamente come donna, che vuole amare ma che va in crisi quando l'istituzione le impedisce di dare l'amore come madre, il suo più grande desiderio».
Un ruolo intenso, che le ha fatto ottenere grandi riconoscimenti: come lo ha ottenuto?
«Maura mi aveva visto in un film di Marco Bellocchio, “Sangue del mio sangue”, e mi ha chiamato insieme ad altre attrici. Devo ammettere che il provino è quasi sempre un momento poco piacevole per noi, ti senti giudicata e anche di fretta. Invece quello con lei è stato uno dei più belli della mia carriera, mi sentivo rispettata come persona, non un prodotto da gettare via: si è creato un legame forte tra noi. Avevo appena partorito il mio secondo figlio, non sono riuscita a preparare tutte le scene drammatiche che mi erano state chieste (tra l'altro in spagnolo!). L'ho chiamata, lei mi ha tranquillizzata, sono andata lo stesso e siamo rimaste cinque ore insieme, tra prove e chiacchiere per capire meglio il ruolo...».

Avete anche lavorato insieme in tal senso?
«Sia lei che io lavoriamo facendo una ricerca infinita, ci siamo subito trovate: io ho sempre molte domande sul personaggio, devo capirne ogni dettaglio. Sicuramente essere madre mi ha aiutato molto: quando ho letto il copione la prima volta ho pensato che volevo subito conoscere chi lo aveva scritto, per la sua profondità e sensibilità. Si parla di maternità in modo molto diretto, non è solo una cosa bella, serena e gioiosa, ma ha tante sfumature, anche dolore, impazienza, rabbia, scoperta di sé stessi. Essere madre sviluppa l'empatia, la capacità di entrare nella pelle dell'altro, una qualità che ti aiuta molto in questo mestiere».

Tra pochi giorni la vedremo al cinema anche per un altro film molto atteso, “Il cattivo poeta” con Sergio Castellitto nel ruolo di D'Annunzio.
«Casualmente usciranno entrambi i miei film con una sola settimana di distanza! In quest'altro, diretto da Gianluca Jodice, interpreto Lina, la ragazza del giovane federale fascista interpretato da Francesco Patané. È una ragazza molto moderna rispetto a quei tempi, che pur avendo già attraversato molto dolore ha ancora molta saggezza, ma questo non l'aiuterà a salvarsi. È stato un altro bellissimo set in cui lavorare».

12/05/2021, 08:23

Carlo Griseri