Da sempre mi stupisce l’ipocrisia umana, quelle quotidiane menzogne che generano
catastrofi.
Mi affascina in particolare il concetto di “non detto”. Nelle storie che preferisco, infatti, non è ciò che i personaggi si dicono, ma ciò che viene omesso a fare da motore narrativo. E’ proprio questo che provocando sofferenza ci costringe a continuare a guardare.
Ho scritto la sceneggiatura per rendere la storia realizzabile con le minori risorse possibili: due location, due attori e una troupe ristretta formata da navigati professionisti nei ruoli principali e giovanissimi esordienti come assistenti, per dare loro l’opportunità di fare quei primi passi nel mondo del cinema che è spesso difficile compiere. Così facendo siamo riusciti a contenere il budget e allo stesso tempo a creare un prodotto professionale in grado di fare un percorso distributivo.
Abbiamo scelto una macchina piccola e maneggevole, la BMPCC4K, utile a riprendere in spazi molti stretti per trasmettere l’oppressione del quotidiano. Si noterà un consistente uso della camera a mano, linguaggio scelto per comunicare quel senso di irrequietezza causato da una vita colma di menzogne.
Il risultato è un dramma con un tocco di humor nero che spero faccia pensare a noi stessi, al rapporto con gli altri, e alle piccole distrazioni causate dalle nuove tecnologie che a volte possono portare a conseguenze disastrose.
Jordi Penner