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Note di produzione di "Om Devi: Sheroes Revolution"


Note di produzione di
Sulle linee di un tempo sospeso tra passato e presente e di uno spazio segnato dal mito e dalla storia, Om Devi: Sheroes Revolution racconta l’India di oggi attraverso tre personaggi straordinari che nelle loro piccole vite quotidiane danno ogni giorno un grande contributo alle lotte per l’uguaglianza di genere. Raccontare qualcosa dell’India contemporanea può rivelarsi un'impresa molto ardua, viste le dimensioni, l'eterogeneità e la complessità del Paese, che rendono molto difficile il compito di sfuggire o aggirare i cliché diffusi e alimentati dalle narrazioni codificate da indiani e stranieri. Om Devi: Sheroes Revolution, tramite le testimonianze di Anjali, Shabnam e Devy Arya intrecciate dalla voce della Devi che le unisce in un racconto corale, riflette la complessità delle rivendicazioni sociali e civili del second sex in uno dei Paesi in cui i femminicidi e le violenze contro le donne toccano ancora numeri molto elevati. Grazie alla collaborazione con le associazioni no-profit indiane Kautilya Society e Varanasi Heritage Foundation, è stato possibile mettere in campo risorse locali per i sopralluoghi e per le interviste preliminari, potendo contare sulla conoscenza e gli strumenti di due realtà che lavorano tanto sul territorio dell’Uttar Pradesh, che ci hanno permesso di accedere, dopo un lungo lavoro di sviluppo, all’ospedale della Benares Hindu University, dove è stata filmata la scena del parto, e nel monastero di Devya Arya. La post-produzione è stata realizzata grazie alla collaborazione con AlteraWide S.r.l., società con sede a Roma già dedita alla produzione di contenuti commercial a 360°. Per la lavorazione cromatica, il regista ha lavorato in post-produzione con Vanni Mastrantonio, direttore della fotografia in precedenti lavori del regista.

L’accesso ai luoghi raccontati in Om Devi: Sheroes Revolution ha reso indispensabile un formato immersivo come quello a 360°, per condurre fisicamente lo spettatore altrove. L’ospedale di Anjali, l’associazione delle Sheroes e il monastero di Devya Arya sono trasformati dalle singole vite ed esperienze dei personaggi in veri e propri laboratori di ricerca e di cittadinanza attiva. La narrazione del film evolve per scene disegnate intorno a un unico punto macchina, senza movimenti di camera né tagli di montaggio in scena, secondo l’approccio caro al regista di one scene/one shot, al fine di restituire la complessità e la caoticità dei luoghi in cui vivono e lavorano i nostri personaggi. Intorno alla camera fissa vediamo sfilare un’umanità variegata e a volte assordante, ma anche la calma placida del fiume Gange, che nel suo silenzioso e perpetuo scorrere, suggerisce l'imperturbabilità e l’invincibilità degli elementi e dei princìpi naturali.