Festival del Cinema Città di Spello e dei Borghi Umbri
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Note di regia di "Assandira"


Note di regia di
La domanda è sempre la stessa: perché si vuole raccontare una certa storia? Si presuppone che le mo tivazioni debbano essere forti s e p er raccontarla al cinema si deci de di prendere sulle spalle anche l’onere della produzione. In quasi tutte le storie, anche quando sono raccontate da altri, si può trovare traccia di se stessi. Quante volte leggendo un l ibro, vedendo un film, ascoltand o u n racconto, essendo testi mon i in volontari di un fatto, abbiamo avuto la sensazione di averlo vis suto, o di a verlo pensato? E partire da sé, anche quando sono gli altri a fornirci il pretesto, è sempre il modo più sicuro p er raggiungere l’obbiettivo. Q u al che anno fa, leggendo Ass and ira di Giulio Angioni, ho avuto la stessa sensazione. Provavo un sen timento di f rustrazione e di indignazione nei confronti della rappresentazione di quel mondo a cui appartengo, quello della S ardegna rurale, massacrato dall’ i nd ustria turistica, dall’id ea che in nome del guadagno facile si possa passare sopra tutto, anche sopra la dig nità delle persone. Questa è stata la molla iniziale che mi ha spinto a intraprendere questa avventura. Ma in As sandira questo non è che l’aspet t o esteriore. La parte, per cos ì di re, sociologica. In una storia non manca mai una parte nascosta che può atte nere al nostro privato, più di quanto noi stessi non siamo disposti ad ammettere, che ci attrae ancora di più per ché raccontarla ci aiuta a fare o rd ine dentro noi stessi. Amm ette re questo significa anche avere la massima considerazione dello spettatore c he non tratteremo più come un estraneo a cui rifilare un paio d’ore di semplice intrattenimento ma come qualcuno da eleggere all’ascolto del nost r o privato. Assandira è un pe rcor so nella conoscenza della natura umana, un tentativo di esploraz ione dei sen timenti più reconditi, silenti, e che se anche tenuti a bada finiscono però per muovere le cose e gli uomini. C hi sono davvero Mario e Grete, c o sa li lega così profondamen te, non ostante le loro apparenze? È davvero Grete a dominare Mario o è il contrario ? E Costantino è solo il buon selvaggio utilizzato come un fenomeno da baraccone per compiacere i turisti? Nei suoi ricordi i fatti si affastel l an o, si confondono, fino a per dere la loro linearità. È il testimone oculare di quanto è accaduto che parla o l’uomo pervaso dal senso di colpa? Non lo sapremo mai. Sappiamo però che la natura umana è la più grande risors a per raccontare una storia, anc h e a dispetto dell’intreccio , c he è un vecchio arnese nel quale si può solo inciampare .

Salvatore Mereu