DIVAN A TUNIS - L'esordio di Manele Labidi


DIVAN A TUNIS - L'esordio di Manele Labidi
Divan à Tunis” è un lungometraggio popolare nella tradizione del cinema africano, in particolare di quello egiziano di Youssef Chahine, ma rivisitato nell’ottica femminile di donne tunisine di oggi.

All’inizio di “Un Divan à Tunis” una delle pimpanti protagoniste, parrucchiera di grido, dichiara in modo pretenzioso, “Qua, a Tunisi, si parla dei propri problemi dalla parrucchiera, all’hammam, ma non da una psicanalista”. La sua però è un’affermazione errata. Infatti, quando la trentacinquenne franco-tunisina Selma con studi d’arte drammatica a Parigi, interpretata con determinazione e grazia dall’attrice franco-iraniana Golshifteh Farahani, capelli al vento e sigaretta spesso in bocca, apre uno studio a Ez-Zhara, animato quartiere popolare nella periferia sud di Tunisi, i presunti pazienti, o tali, si precipitano e l’assillano con racconti sconclusionati e talvolta demenziali.

È una girandola di situazioni farsesche filmate con brio da Manele Labidi regista franco-tunisina al suo primo lungometraggio. La spumeggiante e avvincente narrazione, fatta anche di spunti sociali e richiami alla situazione politica del passato, ma soprattutto dell’oggi della Tunisia, fatta di flash e siparietti umoristici, ma priva di un filo conduttore, si esaurisce. È come se la regista avesse perso il filo della narrazione e che la sua ispirazione e la sua verve filmica fossero finite. Seguono lunghe scene surreali, ma monotone di una panne d’auto e un viaggio nel deserto che fanno a pugni con quelle frizzanti e caotiche delle sedute d’analisi con parvenze di professionalità, fatte sul divano di casa in mezzo ad un bazar di oggetti domestici alla presenza di un ritratto di Freud in tenuta da “fratello musulmano" le frequenti irruzioni di una simpatica cugina scapestrata e ribelle e sempre nei guai. Il susseguirsi di problemi nati da intralci burocratici fan sì che la bella e ricalcitrante Selma rinunci alla sua missione umanitaria e si conceda allo sbirro che l’ha sempre corteggiata, ma ostacolata nello svolgimento della sua professione con la scusa che i suoi documenti non erano in regola.

Manele Labidi è una regista e sceneggiatrice franco-tunisina. Ha fatto studi di scienze economiche e politiche. Ha lavorato qualche anno nella finanza prima di diventare regista. Ha realizzato diversi progetti di scrittura per la radio e la televisione. “Une chambre à moi”, variazione comica di un saggio di Virginia Woolf è stato il suo primo cortometraggio. “Un divan à Tunis” suo primo lungometraggio è uscito in Francia e in Svizzera nel febbraio di quest’anno con una buona accoglienza da parte della critica francese.

07/07/2020, 08:57

Augusto Orsi