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NON CI RESTA CHE IL CRIMINE - Tra la Banda e il Mundial di Pablito


Il nuovo film di Massimiliano Bruno prende spunto da Benigni e Troisi che scivolano indietro nel tempo. Tre amici di oggi si trovano faccia a faccia con Renatino De Pedis e la sua Banda della Magliana. Con Alessandro Gassmann, Marco Giallini, Edoardo Leo, Gianmarco Tognazzi e Ilenia Pastorelli. Prodotto da IIF di Fulvio e Federica Lucisano sarà in sala dal 10 gennaio con 01 Distribution.


NON CI RESTA CHE IL CRIMINE - Tra la Banda e il Mundial di Pablito
"Non ci resta che il Crimine" di Massimiliano Bruno
Sono tre, sono amici e finiscono indietro nel tempo, in quel 1982 dell’Italia Campione del Mondo. Sebastiano, Moreno e Giuseppe (Gassmann, Giallini e Tognazzi) sono a Roma e partono da un bar gestito da cinesi piombando, attraverso un varco spazio-temporale, nello stesso punto, ritrovo 36 anni prima della famigerata Banda della Magliana.

Qui, con Paolo Rossi e gli azzurri che se la vedono con Argentina, Brasile e Germania, i tre devono affrontare parecchie avventure incrociando personaggi e situazioni pericolose, andando a toccare quei tasti che per chi allora era un ragazzino o poco più, fanno suonare la musica della nostalgia. Ghiaccioli arcobaleno, Superga bianche da tennis, Citroen Diane 6, moto Caballero e Boxer Piaggio blu, insomma tutti quei gadget che smuovono a chi c'era ricordi e sentimenti accompagnati dalla musica da discoteca e dal rock anche più commerciale.

La premessa e il cast a disposizione fanno pensare fin da subito a una commedia brillante, che gioca sui campi giusti tra dialoghi sostenuti e battute dai tempi indovinati. Lo sviluppo della storia ha gli ingranaggi oliati per svilupparsi nello spazio di pochi giorni, ma troppo spesso si finisce per avere la sensazione di un intervento a posteriori sul soggetto e sulla sceneggiatura, come un colpo orizzontale in grado di livellare il film cancellando quei picchi di fantasia e creatività che lo avrebbero reso più ricco e originale.

Soggetto e sceneggiatura, firmate da Andrea Bassi, Nicola Guaglianone, Menotti e dal regista Massimiliano Bruno, danno idea di venire da spunti sentiti e divertenti solo successivamente ammorbiditi dentro a standard utili alla comprensione e al gusto di un pubblico più ampio, per non dire più basso. Qualcosa, in questo film di Massimiliano Bruno come in altri, sgomita per rientrare nei ranghi e per spuntare i picchi più originali, facendo indugiare spesso la penna su spiegazioni superflue, moralismi e sentimentalismi, mentre tutto il resto, dalla macchina da presa alla recitazione, lavora su parametri elementari che bloccano le ali e impediscono al film di spiccare il volo meritato.

Sensazioni, di cui sicuramente e per fortuna il botteghino avrà cura di argomentare con i numeri una secca e inoppugnabile smentita.

07/01/2019, 18:54

Stefano Amadio