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Note di regia di "Ri-scossa"


Note di regia di
Una scena di "Ri-scossa"
Essendo di origini gibellinesi da parte di madre, che ha vissuto in prima persona lesperienza del terremoto, ed essendo cresciuto nella Gibellina nuova finché i miei nonni erano in vita, ho da sempre sentito lesigenza raccontare questa storia con grande enfasi e orgoglio, come un vero e proprio racconto epico. Oggi invece andando a Gibellina sento un eco che risuona in lontananza e che richiama a quelle gesta causando un senso di desolazione, di degrado materiale e culturale, come qualcosa che è stato e che con grande fatica tenta di essere ancora. Ecco perché sento la necessità di raccontare nella sua interezza questa vicenda e di darle un senso metaforico rispetto alla situazione socio culturale di tutta la Sicilia che come unaraba fenice muore e risorge dalle proprie ceneri. Un fenomeno che oggi più che mai credo si possa allargare anche al resto dItalia. La storia di Gibellina rappresenta perfettamente questo principio ed incarna lesempio di unincapacitàdel paese di valorizzare le ricchezze culturali ed umane di se stesso. Infatti il documentarionon si basa solo sulla rievocazione storica di un evento drammatico ma vuole sviluppare una riflessione sullimportanza della memoria stessa e dellidentità culturale degli individui, come radici da cui nascono i frutti del futuro. La chiave di racconto del documentario èa cavallo tra una favola e una storia epica partendo dalla Gibellina prima del terremoto fino alla Gibellina nuova della contemporaneità, basandosi su una narrazione fatta di testimonianze da parte di chi ha vissuto in prima persona questa esperienza, Gibellinesi ed artisti, tra cui Carlo La Monica artista gibellinese, Lorenzo Barbera sociologo fondatore del CRESM, Michele Cossyro, artista di fama internazionale che viene documentato mentre realizza unopera per donarla a Gibellina, e Roberto Andò, regista, scrittore ed ex direttore artistico della fondazione orestiadi. Lungo il documentario viene intervallata la figura di una mula gravida che solo verso la fine del racconto da alla luce il cucciolo, come a voler rappresentare una forza della natura che non si consuma ma che porta sempre alla luce il proprio scopo esistenziale, un segno di speranza e fiducia nei confronti del futuro. Per la rievocazione dei fatti storici sono state usate immagini di repertorio, video ed audio legati alle varie fasi della storia e osservati i luoghi di Gibellina Nuova, della Fondazione Orestiadi e soprattutto del Cretto di Burri come un labirinto della memoria.
Un racconto sviluppato con uno stile che giochi con la definizione dei formati dei repertori per evidenziare il susseguirsi dei tempi e concentrandosi sul contrasto tra vita e morte che in Sicilia èpresente da tempi immemori. I segni di deterioramento della pellicola di alcuni repertori sono stati inclusi come segno di una memoria che si va perdendo, come quelli di una cassetta che si sta smagnetizzando perchéda troppo tempo non si èpiù vista. Lo scopo del documentario èdi far riaffiorare un ricordo svanito e coglierlo come una metafora universale per sensibilizzare lo spettatore verso la tutela del patrimonio culturale come una risorsa fondamentale con cui costruire il proprio futuro

Dario Indelicato