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LAZZARO FELICE - La favola sospesa di Alice Rohrwacher


Una lenta ballata sull’umanità e i confini che essa ha con la terra. La regista ridefinisce le coordinate geografiche di un mondo sospeso tra realtà e parabola. Scritto e diretto da Alice Rohrwacher e con Nicoletta Braschi, Adriano Tardiolo, Alba Rohrwacher, Tommaso Ragno, Luca Chikovani, Agnese Graziani. Il film è stato presentato in Concorso al Festival di Cannes dove ha vinto il Premio come Miglior Sceneggiatura In sala dal 31 maggio con 01 Distribution


LAZZARO FELICE - La favola sospesa di Alice Rohrwacher
"Lazzaro Felice" di Alice Rohrwacher
Dalla Reggio Calabria di "Corpo Celeste" alla campagna toscana de "Le Meraviglie", Alice Rorhwacher con "Lazzaro Felice" arriva nel nord, in un posto imprecisato un po’ come fece Luca Guadagnino con il suo "Call Me By Your Name". La scelta delle località nordiche con i suoi accenti, l’imprecisione del “qualche parte al nord” regalano al film una grande freschezza e una sospensione dalla credibilità sottilissima e ben riuscita.

Come in tutti i film di Alice Rorhwacher il paesaggio diventa un’ulteriore protagonista, e Lazzaro ne diventa succube ma anche parte integrante.

Dietro Lazzaro c’è San Francesco, ma qualsiasi altro santo raffigurato in quei santini che vediamo in una delle prime scene del film. Lazzaro è un’entità che rappresenta una bontà senza tempo, che rappresenta un’umanità spezza cuori.

La storia è ispirata a uno dei libri per bambini di Chiara Frugoni, e Lazzaro sembra proprio proiettato in una dimensione eterna e nell’eterno presente, proprio come i bambini fanno esperienza del mondo. E la cosa più riuscita del film è che lui sia rimasto bambino anche quando il tempo passa e gli altri, che sono sempre rimasti con lui, rimangono del tutto indifferenti a questo miracolo.

Lazzaro è decentrato rispetto a ciò che lo circonda: sembra stupido ma in realtà gli unici strumenti che utilizza per comprendere il mondo sono quelli della bontà e dell’altruismo.

Lui non ha ancora 20 anni. La sua famiglia di mezziadri è ingannata da tempo dalla marchesa Alfonsina Della Luna (Nicoletta Braschi). E lui inizia ad avvicinarsi al figlio della donna, Tancredi, soprattutto quando il ragazzo finge di essere stato rapito. Inizialmente ne è dipendente. Poi, dopo che è stato svelato il ‘grande inganno’ a cui questi contadini sono stati sottoposti, i due si ritrovano molti anni dopo in una grande città.

Post realismo e classico contrasto dicotomico campagna-città, in "Lazzaro Felice" lasciano lo spettatore nella mirabilia, nel mondo dell’incredibile che emoziona, che seduce. Anche il formato in 4:3 e la luce naturale sospendono il film dall’essere giudicato nel tempo.
Non c’è un’epoca definita. È una modernità sospesa. In cui la collocazione temporale può rintracciarsi, da un brano, Dreams Will Come Alive del gruppo olandese 2Brothers on the 4thFloor, uscito nel 1994.

Rohrwacher dirige un film dove esprime a piene mani la sua libertà nel far cadere il protagonista da una montagna senza esseri fatto male oppure nel inserire un animale come il lupo in un contesto irreale come in città senza che ci sia sforzo di originalità. E come se non bastasse dirige attori professionisti con non professionisti, in un’armonia leggera, poco drammatica, fluttuante come il vento che sentiamo tornare spesso nel film.
"Lazzaro Felice" è un’opera corale, dove il protagonista a cui viene dedicato il titolo è al servizio della collettività così come il film è al servizio di un cinema che sa rinunciare alle sicurezze.




Anna Pennella

26/05/2018, 15:00