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BFM36 - APOSTASY di Daniel Kokotajlo


BFM36 - APOSTASY di Daniel Kokotajlo
Apostasy
Il penultimo film del concorso al BFM 2018 è Apostasy, di Daniel Kokotajlo, al suo primo lungometraggio.

Un'interessante visione del mondo dei testimoni di Geova da parte del regista che, attingendo dalla sua passata esperienza come testimone di questa corrente religiosa, ha preso spunto per raccontarci la storia di una madre e delle sue due figlie, nella contea di Greater Manchester (Inghilterra), in crisi con la loro fede.
Il film ci fa conoscere l’interno e i metodi di “reclutamento” di questo movimento religioso, che in questo caso passa attraverso l'apprendimento della lingua urdu da parte delle sorelle Luisa e Alex perché poi possano predicare “la Verità” agli abitanti pakistani di Oldham, alla cui porta vanno a bussare.

Notiamo subito l'influenza che hanno gli Anziani sulla congregazione e sul pensiero del gruppo da essi guidato. Le certezze religiose della madre delle due ragazze, Ivana, vengono messe a dura prova quando una delle sue figlie rimane incinta prima del matrimonio e, fatto ancor più preoccupante, il padre non è credente. Ivana vorrebbe che il giovane si convertisse, altrimenti la ragazza verrà respinta dalla congregazione. Questo farebbe di sua figlia un’espulsa e costringerebbe lei a scegliere tra la sua fede e sua figlia. Tuttavia, la relazione della figlia viene considerata in modo secondario e il ragazzo rimane solo una figura estranea all’occhio della macchina da presa, più interessata al rapporto tra i personaggi e la loro religione. Assente anche la figura maschile del padre e marito di Ivana, voluta dal regista, che ha scelto di raccontare la storia attraverso gli occhi delle donne.

Queste relazioni ed i fatti che si susseguono mettono un po’ in “tilt” lo spettatore, ma allo stesso tempo generano molta curiosità per questa realtà che è sconosciuta ai più. Il regista ha il merito di combinare sottigliezza e sensibilità con un vero potere emotivo, senza mai essere giudicante ne sconfinare in facili giudizi o, nel peggiore dei casi, in fondamentalismo incomprensibile.

L’apostasia (meglio conosciuta come abiura) è un dramma veramente avvincente e provocante.
Dichiara il regista presente in sala: “Mi interessava capire che cosa si intende per “fede”, perché ancora esiste. I suoi lati positivi e quelli negativi. Volevo raccontare una storia in cui i personaggi fossero costretti a confrontarsi con la loro vera natura e come questa sia in relazione con la fede… Spero che le persone di fede che vedono questo film, col tempo, capiscano che non è una critica nei loro confronti… è un film che difende la posizione di coloro che credono, indipendentemente da ciò che credono”.

16/03/2018, 08:34

Luca Corbellini