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SUPER VACANZE DI NATALE - I 35 anni del Cinepanettone


Tanto materiale scelto tra i film di Natale realizzati dalla Filmauro. La regia di Paolo Ruffini per ripercorrere la storia di un filone ricchissimo del nostro cinema, amato da un certo pubblico, detestato da altro e sempre osteggiato dalla critica. Christian De Sica e Massimo Boldi i mattatori ma anche tante apparizioni che smuovono la memoria. In sala da giovedì 14 in circa 500 sale


SUPER VACANZE DI NATALE - I 35 anni del Cinepanettone
"Super Vacanze di Natale" regia di Paolo Ruffini
Per anni è stato unico, il cinepanettone di De Laurentiis, e adesso, dopo 35 anni da "Vacanze di Natale" di Carlo Vanzina, è il momento di fare un bel riassunto delle puntate precedenti. "Super Vacanze di Natale" è un collage del meglio dei film di Natale della Filmauro, un assemblaggio delle scene più significative firmato alla regia da Paolo Ruffini.

Il filone più ricco del cinema italiano, oltre 400 milioni di incasso totale dall’83 a oggi, sembra però meno incisivo nel montaggio di Ruffini, andando ad assorbire quei difetti riscontrati dalla critica e da buona parte degli spettatori con un palato un po’ meno alla buona. La volgarità, infatti, che nei film di Natale era elemento indispensabile per far scattare la risata senza andare troppo per il sottile sulla costruzione delle scene, qui non lascia un istante allo spettatore per prendere fiato. Tra una parolaccia, "tette e culi", un pesante doppio senso, un insulto gratuito, in "Super Vacanze di Natale" si fa fatica a individuare un’idea di scaletta, una suddivisione per argomenti, per periodi o per interpreti in grado di rendere omogeneo e unitario il prodotto finale.

De Sica e Boldi sono i mattatori del film di Ruffini, avendo interpretato il maggior numero di cinepanettoni, ma in "Super Vacanze di Natale" possiamo ritrovare Diego Abatantuono, Jerry Calà, Enzo Salvi, i televisivi del momento come Maurizio Ferrini e Ezio Greggio, o i più recenti Massimo Ghini e Lillo & Greg. Il livello sale quando il cameriere è Alberto Sordi o, a Cortina, il papà del protagonista è il mitico Mario Brega.

Di certo qualche risata grassa ci scappa, tra amarcord, tormentoni e battute entrate nel linguaggio corrente e lo scopo è raggiunto. Far staccare la spina per un’ora e mezza, lasciare i pensieri fuori dalla sala sono sempre stati gli obiettivi di un cinema leggero e senza pretese che in questo caso raggiunge il suo apice malgrado una certa confusione nell’assemblaggio.

13/12/2017, 18:00

Stefano Amadio