Buccirosso, Rossi e Salemme in "Caccia al tesoro"
È un film incredibilmente vacuo "
Caccia al tesoro". Diretta da
Carlo, scritta da
Carlo ed Enrico, questa nuova commedia sembra nata in un ufficio di produzione degli anni 70, dove si mescolavano insieme elementi commerciali per vendere biglietti, strategie produttive per risparmiare denaro, ideuzze che rapidamente si trasformavano in sceneggiature. Uscivano quasi sempre dei B o C movie, qualche volta grazie alla fortuna, a un’intuizione o alla capacità di un regista prodotti di un certo valore commerciale e artigianale.
Una storia slegata e che procede arrampicandosi sugli specchi, tra scenette da avanspettacolo, battute prevedibili o già sentite e situazioni che, ufficialmente omaggio al grande cinema, sembrano soltanto copie venute male di film che rimangono dei pilastri del cinema italiano che funzionava.
Già premettere che si andrà a commettere un furto a fin di bene, compromette pesantemente ogni tipo di suspance sul colpo, eliminando qualsiasi ipotesi sul possibile esito negativo.
Se è fatto per pagare l'operazione a un bambino, è ovvio che, in un modo o nell’altro, il colpo andrà bene e a me spettatore non me ne importerà nulla di come si procederà per arrivare alla fine perché tanto, ti pare che fanno morire un bambino perché non riescono a rubare il tesoro di San Gennaro? Sì, lo stesso tesoro del grande film di
Dino Risi dove però, a degli americani senza scrupoli (Senta Berger si vestiva “addirittura” da suora per passare indisturbata la dogana), si aggiungevano dei napoletani, cialtroni ma veri delinquenti che lo facevano per i soldi.
In "
Caccia al tesoro" non c’è assolutamente nulla che possa essere accostato a un’idea di cinema moderno e nuovo, capace cioè di fermare quell’emorragia di spettatori causata proprio dal cinema di bassa qualità che ci hanno fatto vedere i produttori italiani nell’ultimo decennio. Sceneggiature che sembrano neanche passate a una seconda lettura, pensate per andare ad acchiappare qualche film commission in più; attori lasciati a briglia sciolta; attrici che puntano su una sensualità da festa di carnevale; regie che improvvisano scene all’insegna del campo e controcampo e del “tanto è uguale”.
La gente va a vedere i film dei Vanzina perché non vuole pensare, dicono loro. Ma con "
Caccia al tesoro", Carlo ed Enrico (peraltro simpatici e autentici signori) hanno superato il limite perché durante il film si riesce addirittura a pensare ad altro, si ha il tempo di tornare con la mente fuori dal cinema a immergersi nei problemi che volevamo per un po’ dimenticare, raggiungendo un effetto contrario dalle conseguenze imponderabili.
22/11/2017, 15:35
Stefano Amadio