Serena Rossi e Giampaolo Morelli
E chi l'ha detto che il musical è terreno di gioco solo per gli americani? L'importante è calarlo in una città che viva di forti sentimenti ed esploda di musica. Napoli come Broadway, che le danze abbiano inizio!
Il cinema di genere "made in Italy" sbarca nel Concorso Internazionale di Venezia74, e con "
Ammore e Malavita" i Manetti Bros. si confermano tra i pochi registi nostrani capaci di trasformare la più vasta cinefilia in cinema dalle caratteristiche personali e riconoscibili.
Ciro è un killer di professione pronto a fare saltare la testa a chiunque si metta in mezzo agli affari del proprio Boss. Ma qualcosa va storto quando davanti alla canna della pistola compare il suo primo grande "ammore".
I fratelli romani, al secondo film ambientato nel capoluogo partenopeo, mettono in scena un musical iper citazionista, che mescola il rap al neomelodico, il funk alla sceneggiata, in una divertente commedia di passioni e tradimenti.
Un caleidoscopio di characters ben scritti e sfaccettati, che pur rappresentando i tipici canoni e cliché della tradizione napoletana, non appaiono mai macchiettistici. Ciro e Fatima, Giampaolo Morelli e Serena Rossi, sono i protagonisti di una fuga d'amore a colpi di pallottole, una spietata tigre a pagamento che diventa la guardia del corpo di ciò che di più prezioso abbia al mondo. E a tessere le fila di un oscuro progetto di morte è la moglie di don Vincenzo, una Claudia Gerini un po dark lady shakespeariana un po ragazzina sognatrice, che da tempo non regalava al nostro cinema un personaggio così bello.
Tra 007 e Mario Merola, tra Kill Bill e i musicarelli, i Manetti raccontano le due anime di una Napoli, colorata e oscura, in un film che, fatta eccezione per qualche piccolo inceppo nello sviluppo della narrazione, strappa risate e rimane credibile nell'action. Il genere (quello vero) è vivo, lunga vita al genere!
06/09/2017, 13:32
Antonio Capellupo