Una sena di "La Tenerezza" di G. Amelio (Foto C. Iannone)
Una stagione all’insegna della totale assenza di autori, a parte Sorrentino in tv, si chiude per fortuna con il film di
Gianni Amelio.
Ispirato da un romanzo di
Lorenzo Marone, "
La tenerezza" è scritto dallo stesso regista insieme ad
Alberto Taraglio e racconta la storia di un anziano signore alle prese con gli affetti familiari. Il film si allontana dal romanzo, e va a narrare l’esperienza e le sensazioni personali di Amelio con
Renato Carpentieri, avvocaticchio napoletano vedovo e in pensione, che diventa l’alter ego del regista il quale ha trovato proprio nel romanzo lo spunto per raccontare quello che sta vivendo nei rapporti con il prossimo, in questa fase della sua vita.
L’avvocato Lorenzo e scorbutico, reduce da un infarto e da solo rimugina in casa su un evento che deve avergli cambiato la vita. Il rapporto distante con i due figli Elena e Saverio (
Giovanna Mezzogiorno e Arturo Muselli) è accentuato dall’interesse dei due per la grande casa dove il padre vive da solo.
Ma presto diventa evidente che la solitudine è solo un sintomo e appena capita l’occasione di socializzare con la famiglia vicina di casa appena arrivata, il vecchio avvocato la coglie con piacere fraternizzando con i coniugi (
Micaela Ramazzotti ed Elio Germano) e affezionandosi ai loro due figli piccoli. Ma le cose sembrano non andare per il verso giusto neanche in quella famiglia e sarà un evento tragico a riaprire le porte al rapporto tra Lorenzo e sua figlia Elena.
Amelio vuole forse sottolineare come l’obbligo all’affetto, cioè quello che si prova verso i familiari, sia destinato ad estinguersi, mentre quello più forte e soddisfacente è quello scelto e costruito.
"
La Tenerezza" porta una ventata di serietà alla stagione cinematografica italiana, su tutti i fronti. Dalla sceneggiatura, che subisce un leggero calo durante la momentanea uscita di scena dell’avvocato e del suo interprete
Renato Carpentieri, alla fotografia di
Luca Bigazzi.
Gli attori appoggiano sui dialoghi ben scritti e a parte una staticità eccessiva di
Giovanna Mezzogiorno, entrano bene nei rispetti personaggi con Carpentieri che dimostra una forza estetica e d’interprete capace di sostenere gran parte del film.
Dimostrazione di misura quella di
Greta Scacchi che fa del distacco la cifra stilistica della sua interpretazione.
Forse il calo verso il finale, come detto corrispondente all’uscita di scena del protagonista, ha chiuso qualche porta ai festival internazionali più importanti di inizio anno, lasciando aperta quella, di tutto rispetto ma sicuramente minore, del festival di Bari.
21/04/2017, 09:31
Stefano Amadio