SEEYOUSOUND 3 - Presentando "Princess Shaw"


SEEYOUSOUND 3 - Presentando
Princess Shaw (al secolo Samantha Montgomery) è una ragazza afroamericana come molte; in un mondo fastidiosamente interconnesso lei trova nella rete il canale salvifico di una comprensione senza volto, si racconta senza filtri alla camera del telefonino e affida tutto alla rete, con una sorta di auto-terapia che si impara ad apprezzare solo con lo scorrere del film (puntellato in gran parte da questi filmati).
Princess Shaw ama cantare e compone canzoni che lascia vagare libere su YouTube prive di destinazione apparente. Ma l’apparenza a volte inganna.

Kutiman (al secolo Ophir Kutiel) è un artista israeliano, polistrumentista e compositore; in un mondo fastidiosamente interconnesso lui trova nella rete (YouTube in particolare) una fonte inesauribile di materiale da plasmare e collazionare. Le composizioni (visive e sonore) frutto del suo lavoro sono delle vere e proprie magie.

Presenting Princess Shaw, di Ido Haar, è il racconto del loro straordinario incontro.

Per gran parte – parrebbe – ricostruito a posteriori, questo ‘documentario narrativo’ ripercorre in parallelo il tragitto della creta e del demiurgo mentre in due punti estremi della terra pongono le basi della loro collaborazione (ignara o consapevole che sia). Sono due piani estremamente differenti in tutti i sensi possibili: donna/uomo, New Orleans/un kibbutz nel deserto del Negev, istinto/ragione, espressione di sé/elaborazione dell’altro, inconscio/conscio, dolore/arte.
Genuinità e mente brillante sono le frecce all’arco di Samantha, oltre a un’innegabile estro compositivo.

Empatia e creatività sono gli assi nella manica di Ophir, che nel caso di Samantha raccoglie un quasi disperato appello trasformando la sua arte in un dono.
Una bella storia che – è evidente – avrebbe potuto essere narrata in molti modi, anche senza ricorrere alla fiction (che pur lascia i protagonisti attori di se stessi). Un film con il quale si empatizza fino a quando permane l’illusione dell’immediatezza; ma il meccanismo si inceppa nel momento in cui si inizia ad intuire che gran parte delle scene sono rifatte e l’arbitrio è più di un’opzione.

Punti di forza? Assistere al risultato della manipolazione di Kutiman sul canto a cappella di Princess Shaw è una sorprendente scoperta. Vale da solo il prezzo del biglietto.

P.S. Solo dopo aver concluso la recensione mi è stato riportato che la lavorazione del documentario non ha comportato momenti di 'ricostruzione'. Il regista ha condotto una specie di candid camera durante la lavorazione di un altro progetto che seguiva diversi youtubers, concentrandosi su Princess quando scopre le intenzioni di Kutiman.
Ho pensato ragionevolmente a lungo se modificare le riflessioni del testo già scritto che si concentrano su questo aspetto e ho deciso di privilegiare il film e quello che sa comunicare. In questo senso resta viva la prima lettura.

30/01/2017, 08:44

Sara Galignano