Bruno Todeschini e Alessia Barela in "Sette Giorni"
A volte l’amore si cela dietro un’isola fredda, abbandonata. Nasce dietro un incontro inaspettato o un impegno preso contro voglia e può diventare protagonista di un film, che sentimentale non è.
"
Sette giorni" è il tempo necessario, secondo
Rolando Colla, per cambiare idea sulle scelte finora fatte, da parte di chi nella vita non ha mai osato troppo e si è fermato sempre un attimo prima di sbagliare.
Ivan e Chiara, botanico francese (
Bruno Todeschini) e costumista quarantenne (
Alessia Barela), si incontrano nell’isola di Levanzo una settimana prima del matrimonio di due persone a loro care. Scontroso lui, più accondiscendente lei a causa della desolazione che li accoglie, i due imparano piano piano a conoscersi e trovano nella solitudine dell’altro una dimensione familiare.
Procede senza troppi picchi il film di
Rolando Colla che nella sua semplicità è in grado di descrivere bene il ritmo di un’isola abitata da poco più di 30 anime, tra un coro di anziani signori e i sapori della cucina siciliana. Senza dubbio è proprio l’elemento transalpino a differenziare questo film, rendendolo linguisticamente più interessante e creando nell’immaginario dello spettatore italiano, dei personaggi misteriosi.
È la compostezza della sceneggiatura, l’essenzialità delle parole e dei gesti dei due personaggi principali a rendere piacevole quel finale che rivela fin troppo chiaramente un sentimento tenuto nascosto: l’amore del maestro per la propria opera d’arte.