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I MIGLIORI FILM DEL 2016 PER CINEMAITALIANO.INFO


Un anno senza gli autori, Sorrentino, Moretti, Garrone, Salvatores e un Tornatore poco riuscito. E si sente. Pochissimi grandi film, qualcuno buono e la conferma dei documentari di qualità. "Lo Chiamavano Jeeg Robot" di Gabriele Mainetti fa da traino alle opere prime e si conferma tra i migliori in assoluto. Poi Paolo Virzì, Paolo Genovese e come dimenticare Checco Zalone? La riscoperta, speriamo duratura, del film di genere.


I MIGLIORI FILM DEL 2016 PER CINEMAITALIANO.INFO
STEFANO AMADIO

LO CHIAMAVANO JEEG ROBOT di Gabriele Mainetti
È indubbiamente il film meglio riuscito dell’anno. Dal soggetto alla sceneggiatura, dalla produzione alla regia, dall’ambientazione al cast. Mainetti ha il grande merito di averci creduto riuscendo a costruire un prodotto di grande qualità puntando su qualcosa che i produttori italiani sembrano aver dimenticato, il genere.

VELOCE COME IL VENTO di Matteo Rovere
La riscoperta del genere passa anche da questo action, credibile e girato benissimo. Stefano Accorsi sembra essere tornato un attore e anche la giovane De Angelis potrebbe essere la rivelazione dell’anno (meglio in tuta da pilota che in abito da sera…). Un mondo diverso e poco conosciuto dove ambientare un film, quello delle corse, non deve essere per forza un tabù e Rovere spende bene il budget per azione ed effetti.

I BABYSITTER di Giovanni Bognetti
Genere comico, senza presunzioni. Il film diretto da Bognetti è costruito per far ridere e fa ridere. Un prodotto artigianale di grande fattura, dove le velleità artistiche di ogni italico regista finiscono fuori dal progetto, in funzione del risultato. Ok, è un remake ma il film è girato con le idee chiarissime, montato perfettamente e interpretato da un ottimo gruppo di attori, Diego Abatantuono in testa.

PERFETTI SCONOSCIUTI di Paolo Genovese
Una commedia raffinata, di parola e situazione. Vera ma non realistica, appartiene a un genere che era sto messo in soffitta in favore di commedie volgari che avevano la presunzione di raccontare la nostra realtà, scritte da chi non ha mai preso un autobus in vita sua. Paolo Genovese monta il suo film intorno a uno dei vizi del momento, facendo ipotesi e partendo per la tangente, per poi riportare tutti con i piedi per terra. Commedie così vanno pensate, scritte con cura e soprattutto, sostenute dai produttori.

LIBERAMI di Federica Di Giacomo
Il documentario. Quando si ha un tema interessante, e Liberami ce l’ha, non importa che stile si sceglie per raccontarlo. L’occhio di Federica Di Giacomo assiste senza invasioni ai fatti e il merito di Liberami è proprio questo: sostenere nessuna tesi, neanche in fase di montaggio, ma lasciare che lo spettatore scelga di valutare ciò che vede secondo ciò che crede. Un genere, il documentario, che ha bruciato negli ultimi anni molte tematiche importanti e che deve fare della ricerca il suo punto di forza.


CARLO GRISERI

I CORMORANI di Fabio Bobbio
Film documentario inserito in una cornice di fiction: Samuele e Matteo sono due ragazzini liberi nell'estate canavese, alle prese con i loro giochi, la loro curiosità, i passatempi che incontrano. Delicato, semplice, coinvolgente.

FIORE di Claudio Giovannesi
Daphne per una rapina finisce in un carcere minorile. Qui passa le sue giornate sola, finché un giorno conosce Josh, detenuto nell'ala maschile. Un film che va visto e vissuto, la scoperta di un'attrice talentuosa al servizio di un copione eccellente.

MINE di Fabio & Fabio
Un soldato statunitense in Afghanistan mette inavvertitamente il piede su una mina. In attesa dei soccorsi, resterà immobile nel deserto, sperando. Claustrofobico e convincente, esordio nel lungometraggio dal respiro (e dal cast) internazionale.

LA PELLE DELL'ORSO di Marco Segato
Western dolomitico, la ricerca di un orso nell'Italia degli anni '50. Film concreto, reale, vero, che aderisce al tempo della montagna e accompagna lo spettatore in quota, nella foresta. Atmosfere d'altri tempi, cast azzeccato e ritmo insolito per un racconto piccolo e prezioso.

LA RAGAZZA DEL MONDO di Marco Danieli
Giulia ha 19 anni, è testimone di Geova. Un giorno incontra Libero, passato difficile e presente da inventarsi. Tema coraggioso per un film sincero e importante, elevato dall'interpretazione spontanea, credibile, indimenticabile di Sara Serraiocco.


SIMONE PINCHIORRI

LA PAZZA GIOIA di Paolo Virzì
Due ottime interpreti (Valeria Bruni Tedescgi e Micaela Ramazzotti) per una commedia sul mondo femminile che emoziona e coinvolge lo spettatore. Due donne che all'apparenza non hanno niente in comune, si scoprono simili nella tragedia e nella sfortunata sorte, che le lega al di là di qualsiasi differenza sociale.

FIORE di Claudio Giovannesi
Una storia d'amore tra due adolescenti nata all'interno di un "centro rieducativo". Un film ben girato, con una narrazione realistica che non sfocia mai nel già visto o nel "falso moralismo". Bravi gli attori, ma soprattutto il regista, che attinge molto anche dalla sua esperienza documentaristica per realizzare il film.

PERFETTI SCONOSCIUTI di Paolo Genovese
La commedia dell'anno con un cast di primo ordine, a partire dai sempre più bravi Marco Giallini ed Alba Rohrwacher. Un film sulle relazioni di coppia ai tempi della tecnologia, che può rivelarsi per molti un arma a doppio taglio. Buona la sceneggiatura e, finalmente, un copione con battute e tempi che reggono la qualità del film.

L'ULTIMA SPIAGGIA di Thanos Anastopoulos e Davide Del Degan
Uno dei migliori documentari del 2016. Una storia antica ambientata nella Trieste contemporanea, dove esiste ancora una spiaggia divisa da un muro, che separa gli uomini dalle donne. Il racconto di una stagione di vacanza. Una tragicommedia sulla natura umana, dove i soli personaggi meritano il prezzo del biglietto.

LO CHIAMAVANO JEEG ROBOT di Gabriele Mainetti
Un film di Supereroi italiano? Fino a poco tempo fa sembrava impossibile. Prima Salvatores con "Il Ragazzo Invisibile", poi il Gabriele Mainetti, Nicola Guaglianone e Roberto Marchionni "Menotti", sono riusciti a "fabbricare" un piccolo gioiellino, quale è "Lo chiamavano Jeeg Robot". Bravi tutti, compresi gli attori, montatori, costumisti, scenografi, etc...


ANTONIO CAPELLUPO

LO CHIAMAVANO JEEG ROBOT di Gabriele Mainetti
Nel Paese in cui ci si lamenta perchè i giovani non popolano le sale, ma non ci interroga su cosa leggono, guardano o giocano, esplode una carica di tritolo cinematografico destinata a lasciare il segno per molto tempo. LCJR è decisamente il film dell'anno, e il buon Mainetti comunica al "sistema" che un altro cinema è possibile. Basta volerlo. Basta investirci.

LIBERAMI di Federica Di Giacomo
Indagando l'universo oscuro degli esorcismi, Liberami é capace di tenerti in apnea, disturbarti, e soprattutto farti porre innumerevoli interrogativi. Una vera perla che conferma l'ottimo stato del nostro cinema reale.

FUOCOAMMARE di Gianfranco Rosi
Le "lettere da Lampedusa" che Rosi manda allo spettatore mostrano un pianeta apparentemente distantissimo, in cui la lenta vita di paese è attraversata dal dramma di chi cerca di sopravvivere alle acque del mare e dei tanti che invece non ce l'hanno fatta. Il film che ha incantato Berlino firmato dal "numero dieci" dei documentaristi italiani.

VELOCE COME IL VENTO di Matteo Rovere
Per il film di Rovere vale un po quanto detto per Mainetti, e per quanto giovani autori come i Fabio & Fabio e Sydney Sibilia stanno facendo con il loro cinema. Veloce come il Vento si ascrive con merito in questa "new wave" del cinema di genere italiano, con una sorta di "Giorni di Tuono" al ragù bolognese. Il ruolo di una carriera per Stefano Accorsi, uno splendido trampolino per Matilda De Angelis.

MONTE di Amir Naderi
Fatica e sudore, sporco e sangue. E' questa la lotta umana alla sopravvivenza immaginata da Naderi, maestro iraniano alla sua prima produzione tutta italiana. Asciutto, spigoloso, potente, bellissimo.


LUCA CORBELLINI

LO CHIAMAVANO JEEG ROBOT di Gabriele Mainetti
Un trionfo di puro cinema, di scrittura, recitazione, un lungometraggio come non se ne fanno di solito in Italia, realizzato senza essere troppo innamorati dei film stranieri ma sapendo importare con efficacia i loro tratti migliori.

LA PAZZA GIOIA di Paolo Virzì
Un film intenso e con la capacità di sguardo sul mondo femminile che nel panorama italiano di registi uomini non è per nulla usuale. Trattare poi l’argomento del recupero sociale di elementi “disagiati” e riuscire a dire tutto ciò (e anche molto di più) in un on the road  movie in cui si ride, si sorride e ci si commuove non era certo impresa facile. A Paolo Virzì è riuscita da maestro.

FUOCOAMMARE di Gianfranco Rosi
La tragedia dell’immigrazione, vista in modo inusuale. Gli occhi di un bambino, abitante dell’isola di Lampedusa che, nel contesto giornaliero di emergenza per gli sbarchi, fanno da “connessione” alle immagini senza commento dei migranti che sono alla ricerca di salvezza, libertà ed accoglienza.

PERFETTI SCONOSCIUTI di Paolo Genovese
Un'idea geniale, sviluppata brillantemente dal regista. Tanto da domandarsi, al di là del film, quanti di noi sarebbero disposti a mettere a rischio le nostre relazioni con questo gioco della verità che assomiglia ad una roulette russa tecnologica. Lo smartphone, questo perfetto sconosciuto…

UN BACIO di Ivan Cotroneo
I film che hanno come soggetto l'adolescenza e le sue problematiche come bullismo ed omofobia hanno normalmente incorporata la dicitura 'maneggiare con cura'. Perché il rischio della retorica e/o dello stereotipo sono presenti ad ogni singola riga della sceneggiatura e in ogni scelta di ripresa, recitazione, montaggio e soundtrack. il regista invece ha il merito di fare un quadro reale, senza cornici e/o confini, dove i tre protagonisti escono dallo schermo per entrare nella memoria dello spettatore.


MARTA LEGGIO

INDIVISIBILI di Edoardo De Angelis
L’unione indissolubile di due gemelle siamesi immolate come sante dal popolarismo campano e la scoperta di una nuova vita indipendente e più solitaria sono al centro del nuovo film di Edoardo De Angelis. Un conflitto interno che si apre verso l’esterno, lacerando la famiglia e spingendo le due ragazze verso un viaggio volto a conquistare non solo la libertà ma anche una nuova vita. "Indivisibili" tranne per alcuni cliché della tradizione cinematografica partenopea, commuove lo spettatore proprio per il realismo narrativo che solo a tratti rasenta il grottesco.

LIBERAMI di Federica Di Giacomo
Affidare il racconto solo alle riprese e al montaggio è il merito di Liberami, il miglior documentario realizzato nel 2016. Un cinema del reale premiato a Venezia che si imbatte in Padre Cataldo uno degli esorcisti più richiesti in Sicilia. L’esorcismo si mischia con il quotidiano, trova contrasti nell’antico e nel moderno e, tra religioso e profano, ci fa capire cosa cela dietro.

LO CHIAMAVANO JEEG ROBOT di Gabriele Mainetti
Luca Marinelli che canta vestito da Anna Oxa “Un’emozione da poco” davanti a dei camorristi o Claudio Santamaria che salva il derby Roma-Lazio grazie ai super poteri, bastano a convincere che "Lo chiamavano Jeeg Robot" è il film dell’anno. Un supereroe italiano raccontato con un'ironia spiccata, ben radicata in un contesto malfamato e criminale come Tor Bella Monaca. Un piccolo capolavoro che ha dimostrato quanto la critica e il giornalismo esaudiscono il proprio compito in un elogio ripetitivo mentre è il pubblico che, grazie al passaparola, ha il grande potere di remunerare il cinema.

PERFETTI SCONOSCIUTI di Paolo Genovese
Tutte le coppie infelici si somigliano, ogni coppia infelice è in crisi a modo suo". Molto probabilmente Tolstoj avrebbe scritto così se Anna Karenina fosse vissuta ai tempi di WhatsApp, del calcetto del giovedì sera e del vino biodinamico. "Perfetti sconosciuti "racconta le dinamiche sentimentali e l’ipocrisia tecnologica, coinvolgendo i migliori attori italiani come Valerio Mastandrea, Alba Rohrwacher, Marco Giallini, Giuseppe Battiston diretti da un regista che è riuscito a realizzare il suo miglior film.

VELOCE COME IL VENTO di Matteo Rovere
Un film che tiene il pubblico attaccato allo schermo per ‘119 e non fa per nulla rimpiangere Fast & Furious, amalgamando all’adrenalina e alla velocità, un dramma familiare made in Italy. Stefano Accorsi si è disintossicato da quella verve mucciniana e ha mostrato il suo amore per il cinema in un personaggio complesso e incattivito. Il titolo si riferisce a una giovane pilota da corsa che dopo la morte del padre istruttore, cerca di riattaccare una vita già di per sé precaria. Sarà infatti costretta ad affidarsi al fratello Loris un uomo totalmente inaffidabile ma in grado ancora di sorprendere.

01/01/2017, 10:13

La Redazione