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ROCCO SIFFREDI - "Non è il sesso a far male, è la società che uccide"


Dopo Venezia73 e il festival di Montpellier, Rocco Siffredi sbarca al Lucca Comics & Games 2016 per presentare il biopic "Rocco" di Thierry Demaiziere e Alban Teurlai in uscita nelle sale italiane il 31 ottobre. La star del porno ha raccontato a Cinemaitaliano il lavoro che sta dietro ad un film che gli ha richiesto particolare sacrificio nel raccontare la propria sfera privata, e ha offerto il suo punto di vista su alcuni recenti fatti di cronaca legati al mondo dell'hard.


ROCCO SIFFREDI -
Dopo essere stato presentato a Venezia73 all'interno delle Giornate degli autori e al Cinema Mediterraneen di Montpellier, il biopic "Rocco" di Thierry Demaiziere e Alban Teurlai arriva anche al Lucca Comics & Games 2016.

Il film racconta gli ultimi tre anni di attività da star del porno di Rocco Siffredi, mostrandone la grande umanità e sensibilità della sfera privata e il grande amore verso la professione che lo ha reso celebre.
Intervistato da Cinemaitaliano.info, Siffredi ha parlato del film e non solo.

Le riprese del film sono durate tre anni e come hai più volte affermato, ti sono costate molto impegno e sacrificio. Uscendo finalmente in sala, a quale tipo di pubblico credi che parli maggiormente il documentario?
Tralasciando il fatto che faccia l'attore porno, credo di rappresentare il cinquantenne qualsiasi. Dopo la proiezione a Venezia e a Montpellier tanti uomini dai quaranta in su mi ha detto che in tutta la sua crudezza e la sua durezza, in quel film ci si erano ritrovati anche loro. La mia chiave di lettura è che a me fare questo documentario è servito come terapia, perchè prima non avevo detto alcune cose nemmeno a mia moglie e ai miei figli, ma forse farà bene anche a tanti uomini della mia età che si ritrovano con i loro problemini. Hanno la loro moglie, però magari hanno la loro amante e quindi mentono. L'uomo è così, sfido a trovarne uno completamente sincero con se stesso.

Nel film scavi a fondo nel tuo passato e nel tuo privato, ma in mezzo a tanti temi molto ben approfonditi, ce ne è uno tanto interessante quanto poco accennato, il tuo rapporto con la fede...
Sul set vesto spessissimo le donne con attinenze legate alla chiesa e mi piace da morire la croce in mezzo al seno, sul ventre e anche sul sesso. Non so se questo può creare una visione distorta o meno, so solo di non essere un credente finto. Credo in Dio, ma non sono un ipocrita e non vado in chiesa la domenica come fa un italiano su tre per confessarsi, togliersi i peccati e poi ricominciare a peccare. Sono convinto che come in tutte le religioni c'è il buono e il cattivo, quello che fa finta di servire Dio e quello che si fa i cazzi suoi. Ho un rapporto con la chiesa perchè fin da bambino sono stato obbligato a fare il chirichetto, nel luogo in cui mia madre mi ci avrebbe voluto vedere come prete. Diciamo che verso la chiesa e Gesù nutro più che altro rispetto.

Tra i livelli di racconto del tuo personaggio spicca una chiave quasi "cristologica". Ti ci sei ritrovato, ma soprattutto era una chiave di lettura concordata?
Concordato non proprio, ma così i registi hanno voluto dare un significato a tutto il lavoro. Mi dissero che avrebbe fatto loro molto piacere se nell'ultima scena fosse presente qualcosa che li aiutasse a chiudere il film, magari un elemento religioso. Ne ho discusso con mio cugino, che era in totale disaccordo. L'ho fatto ragionare, gli ho detto che era l'unica richiesta arrivata in due anni e all'interno del mio ultimo film ci stava alla grande. La scena era Rocco che si fa dominare sulla croce, così il senso del documentario è diventato "per poter fare questa scelta bisogna portare una croce".

Guardando a ciò che accade nel nostro Paese, il mese scorso si è tolta la vita Tiziana Cantone, la ragazza campana protagonista di un sextape personale che aveva scatenato varie reazioni su internet. Che interpretazione dai ad un gesto così estremo?
Questa storia mostra esattamente il bigottismo che colpisce questo Paese. Tutto nasce dalla cattiveria che ti provoca la mentalità di considerare una ragazza simile una gran figa ma che non si potrebbe mai sposare. O peggio ancora il pensare che il suo destino fosse segnato fin dal momento in cui aveva deciso di fare quel passo. C'è qualcosa di molto meschino e negativo che ti spinge ad un gesto simile. Il nostro è principalmente un problema culturale. Non ho mai sentito in Francia o nell'Est Europa di una ragazza che si è uccisa per un sextape uscito in rete.

Lo stesso problema culturale che porta a guardare con sarcasmo una ragazza che dopo un'esperienza in politica decide di entrare nel mondo del porno, vedi Milena Mastromarino, ex componente dell'assemblea nazionale del Partito Democratico...
Milena è una ragazza molto colta, molto intelligente e a dire il vero non sapevo che avesse fatto parte del PD, ma solo che lavorasse in un'agenzia immobiliare. Quando faccio i provini in Italia chiedo sempre tre volte "Chi te lo fa fare?", perchè so a che cosa le ragazze vanno incontro. All'estero non mi capita mai di doverlo chiedere. Forse verso le italiane che mi chiedono di provare ad intraprendere questa carriera mi sento più un papà, più responsabile, perchè devi dimostrarti molto brava a gestirti e molto forte psicologicamente. Non è il sesso che fa male, è la società che ti uccide.

30/10/2016, 07:45

Antonio Capellupo