Festival del Cinema Città di Spello e dei Borghi Umbri
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VENEZIA 73 - Due "Colombi", un amore eterno


Presentato nella categoria Orizzonti il nuovo lavoro di Luca Ferri, che in modo sperimentale racconta una storia d'amore lunga un secolo.


VENEZIA 73 - Due
Pasolini diceva che "il cinema non è solo un'esperienza linguistica, ma, proprio in quanto ricerca linguistica, è un'esperienza filosofica". E in questa direzione procede, da ormai cinque anni, il lavoro di Luca Ferri, autore del cortometraggio "Colombi" presentato a Venezia nella categoria Orizzonti.

Con uno sporco bianco e nero che guarda agli albori della settima arte, il regista racconta la storia dei coniugi Colombi, nati nel 1916, fidanzati fin da ragazzini e separati solo dalla morte che li trovò comunque insieme.

Come già avveniva nel precedente film "Abacuc", Ferri affida la narrazione ad una voce fuori campo monòtona, forse inumana, come se il futuro sbarco di un alieno avesse trovato solo dei reperti della nostra civiltà, e fosse interessato ad analizzarlo e a ricostruirne attitudini e cultura.

Il racconto della vita della coppia di anziani procede così per blocchi di decenni, e proprio come avviene ai due, che da giovani e belli vanno incontro agli acciacchi e ai malanni, lo stesso accade alla nostra società e alle forme d'arte che la rappresentano.

A fare da contrappunto alla narrazione appare invece uno strano personaggio, una sorta di umanoide dallo sguardo perso e dai movimenti meccanici, che suonando vecchi strumenti riproduce dei brevi frammenti tratti da un brano tratto dalla "Cavalleria rusticana".

Alla voce stanca e commossa del Sig. Colombi è affidata invece la vera colonna sonora di questo piccolo gioiello di cinema sperimentale, una canzone dedicata alla sua dolce compagna, in un momento ricco di sentimento. Un linguaggio che forse risulterà nuovo a quegli alieni che cercheranno insistentemente di decodificarlo. Ma che si spiega solo attraverso la parola "amore".

"Colombi" dimostra che fortunatamente in Italia c'è ancora chi ha voglia di interrogarsi sul valore di fare cinema, di sperimentare e di guardare avanti, senza abbandonare il piacere di emozionare lo spettatore.

02/09/2016, 13:45

Antonio Capellupo