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CANNES 69 - "La Pazza Gioia", spassoso,
divertente, profondo e drammatico


CANNES 69 -
La pazza gioia, secondo dei quattro film italiani quest’anno sulla Croisette, ha marcato il riconoscimento della stampa e il gradimento incondizionato del pubblico. Ben dieci minuti di applausi lo hanno sottolineato al termine della prima proiezione nel cinema della Quinzaine sulla Croisette.

La Pazza gioia di Paolo Virzì è un film spassoso, divertente, ma anche profondo e drammatico. E come dice il regista livornese “una commedia divertente e umana”. Con la collaborazione della regista Francesca Arichibugi in veste di sceneggiatrice e una spumeggiante regia ha messo in scena due donne non del tutto normali: la vulcanica e mitomane Beatrice, logorroica e a tratti fuori di testa per una forma acuta di megalomania che la proietta al centro di tutte le situazioni della sua pirotecnica esistenza creandole anche rapporti affettivi spesso conflittuali. L’altra donna del film è Donatella (una calibrata e determinata Micaela Ramazzotti), una giovane madre, presunta infanticida per disperazione, con alle spalle genitori problematici e una vita da svitata. Ricoverate in un centro di salute mentale per solo donne, Villa Biondi, luminosa dimora tra le colline pistoiesi, che Beatrice, in un momento di grandezza paranoica, sostiene che appartenga alla sua nobile famiglia. In questo luogo di alienazione e di sofferenza, le due donne ne fanno di cotte e di crude.

È sempre la scatenata Beatrice (una stupenda Valeria Bruni Tedeschi) che conduce il gioco, inventando situazioni in bilico tra il reale e il surreale. Donatella, più fragile sul piano psichico e anche fisico è a rimorchio, ma nei momenti cruciali tira fuori la grinta come quando si esibiva a Viareggio come cubista. Una volta divenute amiche l’intesa è perfetta in tutte le occasioni. La commedia travolgente e corale prende il volo con il loro abbandono da Villa Biondi. Le due fuggitive, Thelma e Louise su scala ridotta, si danno veramente alla pazza gioia, strapazzando anche quelli che le avevano fatte soffrire. Però, quando le due folli si mettono alla ricerca del figlio di Donatella, il bambino che per lei è ancora il senso della sua esistenza, il tono del lungometraggio si fa serio e anche drammatico.

Virzì con bravura cambia registro dandoci squarci di indagine sociale e tonalità melanconiche e sentimentali. Le due protagoniste vengono focalizzate non più come pazzerellone , ma come donne malate e sofferenti alle quali la vita ha inflitto colpi durissimi e duraturi. La Pazza gioia di Paolo Virzì è un lungometraggio coinvolgente con due bravissime attrici che mostrano ad una platea internazionale che il cinema italiano di qualità esiste e come!

17/05/2016, 08:21

Martine Cristofoli