Presentato fra gli eventi speciali al
Cinéma du Réel di Parigi, “
SebastianO” di
Fabrizio Ferraro è una sequenza di immagini che ruotano intorno ad un’intuizione dell’autore ispiratagli dalla contemplazione dell’opera del Mantegna conservata a Parigi e che raffigura il martirio del Santo. Il film prende tuttavia le distanze dal quadro, non trattandosi né di un’esegesi dell’opera né di un tentativo di ricostruzione o restituzione di essa, bensì di un percorso evocativo che porta lo spettatore a riflettere e ad interrogarsi su ciò che sta osservando e sul senso di circolarità che pervade l’opera.
“
SebastianO” si apre con l’inquadratura di due turisti in attesa davanti ad un semaforo di Via dei Cerchi, a Roma, (eloquente indizio sul tema filmico), da dove iniziano il loro percorso esplorativo fra le rovine dell’Urbe. A questo loro viaggio si intreccia il cammino di San Sebastiano, che in quegli stessi luoghi fu martirizzato, scortato dai suoi due carnefici lungo i sentieri rigogliosi di una natura splendente restituita da suggestive immagini in bianco e nero. Attraverso il montaggio si crea così una deambulazione nello spazio-tempo, dall’antico passato alla Roma contemporanea, in un susseguirsi di riproposizioni e mutazioni delle immagini, come si trattasse di un tema musicale in cui il compositore gioca sulle variazioni armoniche, timbriche e melodiche.
Le inquadrature alternano piani fissi e piani-sequenza caratterizzati da lenti e fluidi movimenti di macchina, che lasciano allo spettatore il tempo di contemplare e spaziare con lo sguardo le immagini, connotate da forti contrasti di luci e ombre. Alla libertà ed elasticità delle riprese dove figurano i turisti, si contrappongo le rigorose prospettive geometriche dei piani che ritraggono la vicenda di San Sebastiano, evocative dell’arte pittorica. I rari dialoghi del film non svolgono una funzione narrativa, bensì sonora, come fossero anch’essi parte della struttura musicale che, con l’ausilio delle immagini, riesce a creare una dimensione temporale sospesa che a tratti ci aliena dal brusio dei turisti, dai rumori della natura e dal tintinnio pesante delle catene del martire.
La “o” maiuscola di “
SebastianO” indica il cerchio, ovvero sia quella circolarità che permea l’opera e che, come ha dichiarato l’autore, esprime la continuità della vita che è ricerca infinita, da cui deriva il perpetuo e inarrestabile camminare del film, che prosegue senza meta, senza alcun “significato nascosto”, poiché l’obiettivo registico è quello di aprire una riflessione invitando lo spettatore a lasciarsi trasportare dalle immagini.
27/03/2016, 21:20
Marco Cipollini