Valerio Mastandrea nel film di Gianni Zanasi
Rispetto a "
Non Pensarci",
Gianni Zanasi usa gli stessi ingredienti ma ci mette un po' di stile.
Valerio Mastandrea, Giuseppe Battiston, Teco Celio, la fabbrica in crisi come la vita del protagonista.
"
La felicità è un sistema complesso" però rimescola gli ingredienti e ci propone Enrico Giusti, un
Mastandrea manager e genio della cessione d'azienda, uomo capace di convincere chiunque a mollare la sua parte di proprietà di società in cattive acque, spesso, in Italia, proprio a causa dell'incapacità diffusa di loro stessi, dirigenti e proprietari.
Fin qui, per Giusti è quasi una missione di salvataggio dell'economia e dell'industria, anche se le proprietà che lui riesce a far cedere finiscono in mano a squali della finanza o imprese straniere. Qualcosa cova in lui, ma il vero risveglio avviene quando, morti i genitori, una grande azienda del Trentino rimane nelle mani del figlio diciottenne e della sorella minorenne. Di qui l'esigenza degli altri azionisti di accaparrarsi le loro quote di maggioranza e di trasferire tutta la produzione in Romania.
L'intreccio e i personaggi sono ben costruiti ma
Zanasi si intestardisce nella ricerca di estetica, montando una serie di
videoclip, completamente slegati dalla storia, su alcune canzoni neanche troppo affascinanti. Una scelta che ricorda Sorrentino ma che non si amalgama col resto del film, allungando e rendendo alquanto pesanti alcune parti anche fondamentali.
Il vizio di Battiston poi ricorda quello di Servillo ne "Le Conseguenze dell'Amore", come il passaggio di Mastandrea sul tapis-roulant, e alcuni gesti dei personaggi sembrano proprio, a dirne uno, le follie di Buccirosso ne "Il Divo".
Nel complesso però, anche grazie allo stato di forma di
Valerio Mastandrea e del suo umorismo sottile, il film funziona anche senza arrivare a raggiungere la qualità di "
Non Pensarci", film più asciutto, sincero e con una storia da raccontare più che delle doti da far vedere.
22/11/2015, 08:00
Stefano Amadio