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PROSPETTIVE AMERICANE, Pier Paolo Pasolini


Il libro di Metauro è curato da Fulvio Orsitto e Federico Pacchioni


PROSPETTIVE AMERICANE, Pier Paolo Pasolini
Pier Paolo Pasolini. Prospettive Americane, a cura di Fulvio Orsitto e Federico Pacchioni (ed.Metauro), è un nuovo saggio uscito in questi giorni: il libro rientra nell’ambito delle celebrazioni pasoliniane, a 40 anni dalla morte del grande intellettuale, ed offre l’immagine di un Pasolini sia culturalmente che accademicamente sprovincializzato.

La prospettiva internazionale dei vari contributi porta con sé anche un vigore demistificatorio, una capacità di svincolarsi dagli assunti legati all'aura mitica assurta dalla figura del poeta vate in Italia. Il mito pasoliniano viene qui riesaminato con coerenza critica tenendo conto delle contraddizioni e talvolta anche dei limiti artistici di questa figura. Con grande coraggio e generosità la Metauro edizioni, casa editoriale pesarese, per la prima volta in Italia, ci offre un’immagine di un Pasolini diverso, in una prospettiva periferica, esterna al nostro Paese. In fondo, proprio come Pasolini era solito andare in periferia alla ricerca di una purezza primigenia ormai perduta nel “bulimico consumismo del centro.

I saggi, contenuti in questo volume, per il critico cinematografico Roberto Danese dell’Università di Urbino, intrecciano prospettive provenienti dalla critica statunitense, britannica e italiana, percorrendo nuove strade e mettendo in pratica metodologie libere e distaccate da questioni che spesso dominano specifiche politiche accademiche.

La prima parte del libro è intitolata “Percorsi cinematografici pasoliniani ‘’ è organizzata secondo un criterio cronologico e alterna pellicole più note e più esplorate dalla critica, a saggi su opere spesso definite minori, ma non per questo meno importanti e ricche di spunti, come il saggio Dalla sacralità tecnica al magma stilistico: il Cristo contraddittorio de “Il Vangelo secondo Matteo’’. Per il teologo e biblista pesarese don Giorgio Giorgetti il contributo degli studi oltre oceano sono importanti, perché svincolati dai reticolati della stessa chiesa ufficiale.

D'altronde lo stesso Pasolini, quando lesse in Assisi, il Vangelo di Matteo, ha sottolineato don Giorgio, rimase colpito dai versetti che si riferiscono al capitolo 37 del vangelo sinottico, che generalmente non viene mai letto in chiesa. Una vera e propria invettiva contro i farisei e i sadducei, che Pasolini identificava nella borghesia italiana. Per Roberto Danese che è anche docente di Filologia classica all’Università di studi Carlo Bo di Urbino, in Edipo Re e Medea, il riferimento al classico,al recupero della tragedia greca, delle traduzioni plautine che Pasolini, fece evidenziando il carattere popolare anche nella letteratura greca, segnano momenti di transizione dalla modernità alla post modernità. Un pericolo che il grande intellettuale bolognese, capì concependo un film dissacratorio come Salò, prima dell’incompiuto film su San Paolo.

Paolo Montanari

12/11/2015, 10:15