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ANTONIO ZAVATTERI - Un volto nuovo, tanta esperienza e talento


Tanti ruoli nel recente cinema italiano: da "Mia Madre" di Nanni Moretti, a "Io e Lei" di Mariasole Tognazzi, passando per l'opera prima di Alberto caviglia "Pecore in Erba" visto a Venezia 72. E poi il ruolo del commercialista in Gomorra, la serie, e una parte in "Zoooander 2" di e con Ben Stiller. Ma anche teatro, con "Cyrano" al Teatro Parioli di Roma da ieri 3 novembre


ANTONIO ZAVATTERI - Un volto nuovo, tanta esperienza e talento
Antonio Savatteri
Nell'ultimo anno moltissimo cinema in ruoli interessanti. Come ti sei trovato in film così diversi?

"Mi sento particolarmente fortunato ad aver partecipato a molti fra i progetti più interessanti prodotti, o meglio usciti quest’anno.
Ognuno di questi ha avuto una storia e mi ha dato sensazioni differenti: una cosa che trovo entusiasmante, ora, è il brivido che produce la diversità tra ciascun film, ciascun set, la paura che ho quando arrivo e non conosco nessuno: dico ‘ora’ perché una volta era una condizione dolorosa che detestavo, poi ho imparato a goderne".

Dunque come hai affrontato tutti questi nuovi ruoli e set?

"Sono molto timido e ogni nuovo incontro per me era uno sforzo titanico ma mi sto allenando per risolvere questo problema relazionale.
In maniera diversa mi sono trovato meravigliosamente in tutti i film a cui ho partecipato, dall’opera prima a basso budget di "Pecore in Erba" di Alberto Caviglia con cui siamo stati a Venezia nella sezione Orizzonti, a "Io e Lei" di Maria Sole Tognazzi, bravissima sia tecnicamente che a dirigere gli attori, e conduce tutto il set con una serenità rara.
Esperienza ancora diversa, profondamente, è stata quella con "Zoolander 2" di Ben Stiller, anche se solo di due giorni, ma ho conosciuto un mondo produttivo molto diverso rispetto a quello a cui sono abituato, e un ambiente non esattamente rilassato. Poi recitare una scena con icone come Penelope Cruz, Owen Wilson e lo stesso Ben Stiller è stata una situazione un po’ stordente".

Com'è stato lavorare con Nanni Moretti?

"Io ho un’adorazione particolare per Nanni Moretti, ma non parlo tanto da spettatore dei suoi film, che mi piacciono molto peraltro, quanto di quello che ho conosciuto (seppur brevemente), prima durante i provini e poi nel corso delle riprese".

In che senso?

"Mi ha affascinato tantissimo il suo modo di ascoltare, l’attenzione che ha per chi gli sta di fronte, la conoscenza che dimostra di avere di te fin da subito. Certo, poi è in grado di farti impazzire per la richiesta continua di correzioni al tuo modo di lavorare, per le sue ossessioni che riguardano ogni particolare sul set, ma anche questo ha contribuito a farmelo apprezzare. Ho conosciuto una persona attenta, in ascolto, un’artista, un essere pensante".

In Gomorra eri il riferimento finanziario della famiglia al nord, come ha preparato il personaggio?

"Anche se sono abbastanza contento del risultato finale, non sono riuscito a prepararmi come avrei voluto, perché stavo provando contemporaneamente uno spettacolo con il Teatro Stabile di Genova, e quindi fra prove, studio a memoria e viaggi in treno mi rimaneva poco tempo per la preparazione.
Comunque per quel che ho potuto ho cercato molto materiale che riguardasse la professione del personaggio, tutto ciò che riguardava la consulenza finanziaria e quel territorio lavorativo che è così distante da me e dai miei pensieri, per cercare di ottenere una consuetudine mentale ma soprattutto fisica nel trattare quegli argomenti.
Ho studiato e lavorato sull’immaginazione e sulla paura, quel brivido che si ha quando si esce dalle proprie consuetudini di ‘regolarità’ e si prova eccitazione e terrore nel frequentare ambienti pericolosi, per se e per la propria famiglia.
Gomorra è stata l’esperienza più interessante a cui abbia partecipato in tv soprattutto per la grandezza del personaggio, per aver avuto la possibilità di lavorare una ventina di giorni quasi consecutivi e quindi di superare quel periodo iniziale di ricerca di confidenza con il cast e la troupe e potermi dedicare esclusivamente alla concentrazione e al relax in scena".

Teatro, cinema, tv, dove ti senti più a tuo agio?

"Il teatro è sempre il posto dove sono più rilassato, è casa mia, mentre la macchina da presa a volte mi intimorisce ancora. Devo però dire che quell’eccitazione che provo mentre giro un film è qualcosa di imparagonabile a tutto il resto, una apnea con quell’attenzione collettiva che corrisponde completamente al mio desiderio di espressione.

Cosa ti piace in particolare del cinema e del teatro?

"Mi esalta la necessità che si ha nella lavorazione di un film di dover accedere ad una propria concentrazione, isolamento, relax e creatività in tempi molto ristretti in mezzo a decine di persone e nell’istante determinato dalla parola ‘azione!’ E tutto questo tenendo conto di molti fattori, posizioni, necessità e richieste del regista, ascolto e attenzione dei compagni di scena... ma senza la possibilità che da il teatro di avere tempi di prova.

Come sarà il tuo Cyrano che metterai in scena al Parioli di Roma dal 3 novembre?

"Mettere in scena Cyrano è un’impresa sotto vari punti di vista (sono stato anche produttore con la mia compagnia Gank), ci vogliono molti attori, troppi per noi ma sempre troppo pochi per poter raccontare attivamente questa storia profondamente barocca, e quindi bisogna sacrificare tanti personaggi, tanto testo e molto gioco scenico (i cadetti, la guerra, il teatro...) I registi, Carlo Sciaccaluga e Matteo Alfonso, hanno condensato molto il materiale drammaturgico ma sono riusciti a costruire uno spettacolo completo, che non rinuncia all’‘epopea’ necessaria e alla narrazione della storia del grande guerriero, del gigantesco creatore di immagini poetiche, di parole e concetti magici".

E il tuo Cyrano?

"Per quello che riguarda il mio impegno come attore, fare Cyrano è un’esperienza profonda, un viaggio (sia di costruzione e esplorazione durante le prove che di esperienza sera per sera nel percorrere tutta la vicenda), è un specie di concentrato di ciò che spinge a voler fare l’attore: giocare a essere qualcun altro, una specie di supereroe del combattimento e della mente, un’irriducibile simbolo del libero pensiero, innamorato follemente di una donna meravigliosa ma con una gigantesca incapacità di confessare il suo amore... eccetera, eccetera: insomma un grande gioco di sogni, che non è altro che il desiderio creativo dell’attore".

Dove replicherete lo spettacolo dopo Roma?

"Dopo Roma avremo solo poche date, fra cui Udine, un po’ per gli impegni dei vari attori, e un po’ a causa della difficoltà di distribuire spettacoli: nelle programmazioni dei teatri nazionali e di tutti gli ex stabili è molto complicato entrare anche per colpa della scellerata legge sul teatro introdotta dal ministero, una legge che non ha accontentato e che non piace a nessuno".

Prossimi appuntamenti di cinema e tv?

"Niente di particolare per ora, una piccola parte in "Tutto può succedere" di Lucio Pellegrini, la versione italiana della serie americana Parenthood.

03/11/2015, 10:01

Stefano Amadio