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L'ORIANA - Due puntate tv anche al cinema


Marco Turco dirige il film dedicato alla scrittrice e giornalista Oriana Fallaci. La scrittura di Rulli e Petraglia non va oltre la didascalica raccolta di aneddoti conosciuti. Vittoria Puccini è la scrittrice, Vinicio Marchioni veste i panni di Alekos Panagulis, Francesca Agostini è l'assistente Lisa e Benedetta Buccellato, solo nella versione tv, è la madre. Prima serata su Rai Uno 16 e 17 febbraio; al cinema il 3 e 4 febbraio con Fandango.


L'ORIANA - Due puntate tv anche al cinema
Vittoria Puccini e Vinicio Marchioni in "L'Oriana"
Stefano Rulli e Sandro Petraglia sono una garanzia, una garanzia che il film che andrete a vedere è pieno di compromessi e ovvietà, vuoto di sfumature e di novità.
L'Oriana, il film biografico televisivo in due puntate per Rai Uno sulla figura della giornalista e scrittrice Oriana Fallaci, dimostra dal lato produttivo la voglia di miglioramento, l'esigenza di crescita e di qualità e una certa cultura televisiva internazionale. Infatti il regista Marco Turco, Rai Fiction e Fandango ce l'hanno messa tutta per creare un prodotto di alto livello: comparse, costumi e scene, ricostruzioni e materiali di repertorio ne fanno un film "spendibile" che però andrebbe visto ad audio completamente abbassato. Sì perché i dialoghi e lo sviluppo dei personaggi, in primis quello della Fallaci, sono completamente monotoni, senza un attimo di respiro, montati in un susseguirsi parossistico lontano anni luce dalla vita reale che è quella che rende credibili i personaggi e che ci fa immedesimare in loro specie se realmente esistiti.

Ogni scena è fondamentale, ogni frase un epitaffio, ogni azione è dalla parte del giusto con la povera giornalista, che di certo non era un esempio di simpatia, che ne esce con le ossa particolarmente rotte. Gli sceneggiatori, per semplificare in virtù delle supposte, limitate capacità dello spettatore televisivo, ci mostrano una persona che nel privato, nella vita (per quel poco che si riesce a vedere) si comporta esattamente come sappiamo faceva in pubblico, anzi peggio. Perché quel poco di vita personale, nel suo aspetto sentimentale, si riduce a una serie di relazioni con uomini di potere; prima il capo redattore, poi il capo della France Press in Viet-Nam, infine con il capo della resistenza greca Panagulis, come se ci fosse in una donna particolarmente indipendente qual era Oriana Fallaci, una strategica esigenza di trarre vantaggio dal rapporto con gli uomini, cosa che non era.
In più c'è solo la malattia, che funziona sempre, e lo strano, stupido rapporto con i medici.

È la struttura del racconto, che si sviluppa grazie alla scusa di riordinare i vecchi materiali insieme a una stagista, ad essere obsoleta: l'anziano malato che guardando foto e articoli e ascoltando vecchie registrazioni ripercorre la sua intensa vita. Una scelta originale sarebbe stata quella di far vedere ciò che non conoscevamo della donna. Il resto, i viaggi, le interviste, le prese di posizione, è di pubblico dominio; quello che in tanti flashback ci mostrano Petraglia e Rulli lo conosciamo già e la selezione effettuata dagli sceneggiatori non fa che sminuire una personalità forte e controversa, mettendo in scena aneddoti ed episodi marginali e spesso ridicoli, come la giornalista che scrive a macchina in prima linea durante un attacco dei Viet Cong, che non fanno altro che ridicolizzare il personaggio.

Il regista, gli interpreti, la produzione e i reparti fanno un buon lavoro di messa in scena che serve a salvare L'Oriana dal punto di vista (tele) visivo, mentre la scrittura lo riporta ai livelli della vecchia tv.

Il film è realizzato in due versioni: dalla prima, televisiva, in due puntate da 100 minuti che andranno in onda il 16 e 17 febbraio, ne è stata ricavata una cinematografica da 110 minuti che sarà proposta da Fandango nelle sale martedì 3 e mercoledì 4 febbraio.

02/02/2015, 14:50

Stefano Amadio