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Al via "Viva la Storia"


Al via
La storia è materia “viva” e spesso nei luoghi dove si sono svolti gli eventi del nostro passato se ne respira ancora l’atmosfera. In alcune occasioni è sufficiente imbracciare una pesante balestra o indossare uno zaino militare della Prima guerra mondiale per poter sentire l’eco della storia, percependo in maniera più chiara la portata di un determinato evento. Questo tipo di approccio è un modo per avvicinarsi allo studio del passato scoprendo che una disciplina - troppe volte percepita come noiosa e ripetitiva - è in realtà una materia cangiante, ricca di sorprese, appassionante  e “viva”. Questo è il punto di partenza, l’ispirazione, da cui nasce "Viva la storia", una serie in sei episodi In onda dal 9 settembre 2014, tutti i martedì alle 19.00  su Rai Storia che racconta luoghi e pagine di storia italiana affidandosi agli studenti delle scuole superiori di tutta Italia.

I ragazzi accompagnano Linda Stroppa in numerosi luoghi della penisola, alla ricerca delle tracce di un passato da ricordare e raccontare. In ogni puntata gli studenti sono chiamati a vivere in prima persona alcuni momenti della storia, affrontando delle piccole prove. Ad esempio imparare a marciare come l’esercito napoleonico, partecipare a un’esercitazione di emergenza simile a quelle svolte per l’alluvione dell’Arno nel 1966; resistere per alcune ore negli spazi angusti di una cella di Via tasso, e così via.
In ogni puntata i ragazzi incontrano alcuni esperti - storici, scienziati, specialisti – con i quali potersi confrontare.

La puntata di martedì 9 settembre ha come titolo “Fosse Ardeatine: la strage nazista”.
Nel 1944 Roma era una città molto diversa da come appare oggi, era occupata dai nazisti, bombardata dagli alleati, affamata, disperata e rabbiosa. Linda Stroppa, accompagnata da alcuni studenti del Liceo Classico Pilo Albertelli di Roma, ripercorre e ricorda l’eccidio delle Fosse Ardeatine avvenuto il 24 marzo del 1944. Partendo da Via Rasella, dove avvenne l’attentato partigiano che uccise 33 soldati tedeschi, si arriva al Museo storico della Liberazione di Via Tasso che nel 1944 era un carcere dove venivano rinchiusi oppositori politici ed ebrei. Sulle mura di Palazzo Tittoni, in quella stessa strada, sono ancora visibili i fori provocati dai proiettili tedeschi che, una volta sentita l’esplosione, spararono in aria credendo che l’attacco arrivasse dai piani alti dei palazzi.
Lì, in Via Tasso, la prova da affrontare per uno dei ragazzi è quella di rimanere rinchiuso in una delle vecchie celle, con due fiammiferi e una sola candela, provando ad immedesimarsi per capire cosa significasse essere un prigioniero. Quali riflessioni possono scaturire da un’esperienza di questo tipo? Come allora, all’interno della cella c’è un unico pertugio per l’aria, è lunga cinque passi scarsi, è buio e chi è rinchiuso lì dentro rimane completamente solo. “Per un momento ho capito cosa potessero provare quelle persone – racconta Francesco - perché ho immaginato me stesso e la mia vita proiettati in quella situazione. Stare al buio, in un posto cosi stretto, mi è sembrato un’eternità. Se si vuole cercare di avvicinarsi alla storia questo è forse il  modo più esatto”.
I fantasmi di Via Tasso si uniscono a quelli del carcere di Regina Coeli, per arrivare al luogo dell’eccidio, in Via Ardeatina davanti alle cave di via Pozzolana, dove, per ogni tedesco ucciso nell’attentato, vennero uccise 10 persone. Ne morirono in totale 335, cinque vittime in più massacrate nella frenesia del momento.

"Le fosse Ardeatine" – spiega Linda Stroppa - "non sono semplicemente un evento storico, sono la rappresentazione stessa della guerra e dell’uomo, con la sua ferocia ma anche con il suo eroismo, con la sua arroganza e desiderio di sopraffazione ma, soprattutto, con la spinta verso un ideale che vale più della propria vita".

08/09/2014, 17:25