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VENEZIA 71 - Pasolini con Dafoe, Scamarcio e Davoli


Abel Ferrara racconta con molta difficoltà l'ultima sera di Pier Paolo Pasolini, senza darci novità né stilistiche né di contenuto. In sala dal 18


VENEZIA 71 - Pasolini con Dafoe, Scamarcio e Davoli
Italiano, non italiano, il dubbio di scrivere e trattare come se fosse un prodotto nostro il film di Abel Ferrara aumenta dopo aver visto il film. Malgrado il tema, l'ambientazione, i finanziamenti per la produzione, gran parte degli interpreti, è l'impostazione di "Pasolini", a cominciare dalla scelta di far parlare tutti un po' in inglese un po' in italiano, un po' in romanesco, che lo fa sembrare del tutto estraneo a un signore italiano conosciuto come Pier Paolo Pasolini.

Abel Ferrara sembra aver perso con lo smalto anche le unghie di una volta. L'impressione è che, oltre al fascino indiscutibile che un personaggio come Pasolini esercita su chiunque, la conoscenza dell'argomento sia superficiale e approssimativa. Leggere tutti i suoi scritti (forse), guardare i suoi film e "Pasolini, un delitto italiano" di Marco Tullio Giordana, parlare con i vecchi amici e conoscenti non è bastato a darci qualcosa in più, una visione nuova a proposito del poeta, scrittore e regista.
Da Giordana, Abel Ferrara prende la ricostruzione dell'ultima sera di Pasolini ma anche l'atmosfera della sua casa, con la madre e la cugina. Solo che la casa di famiglia Pasolini nel film di Giordana si vede dopo l'omicidio, in questo di Ferrara prima. Ma l'atmosfera è la stessa. Così noiosa e tetra che il castello di Giacomo Leopardi a Recanati proposto da Mario Martone sembra Disneyland.

Anche mettere in scena l'ultimo racconto fatto a voce da Pasolini all'amico Ninetto Davoli, senza essere Pasolini ma nemmeno Citti, è un azzardo e il risultato è deludente, con Davoli e Scamarcio lontani anni luce dai personaggi poetici che vagano ingenui nei racconti e nei film del regista italiano.

Da suggerire a tutti gli attori italiani (e ai loro agenti) che purtroppo, ormai, non fa più curriculum un film con Abel Ferrara. Recitare un po' in inglese (spesso male) un po' in italiano su battute scritte piuttosto male è onestamente controproducente per tutti e crediamo, anzi siamo sicuri, neanche troppo vantaggioso economicamente.

Il film di Abel Ferrara, prodotto con il sostegno del Mibac, uscirà il 18 settembre dopo questo passaggio in Concorso alla Mostra di Venezia

04/09/2014, 14:13

Stefano Amadio