Entrare nel multiforme mondo di
Franco Battiato poteva sembrare un privilegio da iniziati, tante sono le espressioni di sé che l'artista siciliano ha mostrato. Fino ad oggi: con
Temporary road Giuseppe Pollicelli e Mario Tani ci regalano infatti un perfetto punto d'osservazione sul Battiato musicista, compositore, pensatore e mistico.
È il protagonista stesso a dettare i temi della narrazione, durante una lunga intervista sul divano di casa, nella quale esordisce con due concetti chiave: le tre fasi in cui divide la sua vita e la passione per il misticismo che lo cattura fin da giovane.
Grazie al tantissimo materiale a disposizione, con una formula da documentario classico, a ogni ricordo o riflessione corrisponde un'immagine o una ripresa, grazie anche all'oculato accostamento che spesso incarica i testi delle canzoni di commentare i pensieri espressi: così rivediamo (o scopriamo per la prima volta) il Battiato degli esordi e quello sperimentale (ossuto, dinoccolato, capellone o con il codino), il Battiato pittore ("la pittura è stata una vera sofferenza"), il Battiato regista, ma soprattutto il Battiato performer che, anche se alla telecamera confessa di non amare il palcoscenico stando molto meglio a casa, ci regala i momenti musicali migliori.
A raccontarsi è un uomo con un passato intenso, di cui è perfettamente consapevole, convinto che si debba seguire la voce interiore e interessato a incidere nelle vite di chi ascolta le sue opere ("una canzone può influenzare qualcuno anche ad essere migliore"), anche se - o forse soprattutto - "tutto è provvisorio nell'universo".
01/12/2013, 09:00
Sara Galignano