Fondazione Fare Cinema
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Note di regia del documentario "Adelante
Petroleros! - L'Oro Nero dell'Ecuador"


Note di regia del documentario
“La terra non solo è un bene comune, ma è la nostra natura”. Ha dichiarato recentemente Carlo Petrini, patron di Slow Food, che in un convegno fiorentino ha ripetutamente citato la Costituzione dell’Ecuador come esempio di progresso e speranza. Ed è vero, in Ecuador, è stato inserito nella Costituzione un articolo specifico dove il nome della Pacha Mama (dalla lingua quechua: Madre Terra, ovvero la dea primigenia della terra, dell'agricoltura e della fertilità) viene posto in riferimento ineludibile alla sovranità territoriale, a difesa della biodiversità e della natura; facendo intendere che con ciò gli ecuadoriani hanno compreso la necessità fondamentale di essere lungimiranti sulle scelte ambientali del proprio territorio. Purtroppo quello che abbiamo visto, constatato e documentato girando nel cuore della foresta pluviale ecuadoriana fa affiorare uno scenario completamente diverso da quello propagandato dalla Costituzione dell’Ecuador. In questo nostro viaggio, sono stati molti gli incontri con chi si oppone al disastro annunciato dal Presidente Rafael Correa, che lo scorso 15 agosto, nonostante le belle parole della Costituzione, ha dichiarato concluso il progetto Yasunì ITT, istituito sei anni prima per proteggere uno dei luoghi a più alta biodiversità del pianeta dall’aggressione delle compagnie petrolifere: il parco nazionale dello Yasunì, mettendo così la foresta pluviale ecuadoriana in balia del land grabbing internazionale.
Il fenomeno del land grabbing (letteralmente, razzia di terre) è facilmente spiegato: si tratta concessioni, ma a volte anche di acquisti massicci da parte delle multinazionali degli Stati più ricchi, di enormi porzioni di territorio nei Paesi più poveri del sud America, dell’Africa, etc, per trasformarli non solo in colture intensive che servono a sfamare e costruire una grossa riserva di cibo per l’occidente ma anche, e soprattutto, ad estrarre le ricchezze nascoste nel sottosuolo di quei paesi, fra tutti oro e petrolio. Quello che sta accadendo in queste terre, quindi, è la distruzione dell’ambiente locale e l'estinzione totale delle nazioni indigene che hanno nella foresta pluviale il loro territorio ancestrale. Si stima che una volta estratto tutto il petrolio disponibile nascosto sotto lo Yasunì si potrà fornire al mondo energia per soli dieci giorni.
Per creare quello che si sta per distruggere ci sono invece voluti milioni di anni.
“La terra ha abbastanza risorse per i bisogni di tutti, ma non per l'avidità di poche persone” diceva Ghandi. Ma ai “petroleros” le parole del Mahatma fanno solo il solletico. Adelante petroleros, adelante!

Maurizio Zaccaro