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FERRAMONTI, IL CAMPO SOSPESO - Presentato a Roma


Il documentario di Cristian Calabretta sul Campo di concentramento in Calabria dove centinaia di ebrei vennero rinchiusi dal fascismo.


FERRAMONTI, IL CAMPO SOSPESO - Presentato a Roma
Quel che resta del Campo Ferramonti di Tarsia, in Calabria
È stato presentato in Campidoglio, a Roma, "Ferramonti, il campo Sospeso", il documentario di Cristian Calabretta che racconta la vicenda del campo di concentramento di Tarsia, in Calabria. A Ferramonti vennero spediti e rinchiusi gli ebrei italiani e stranieri che, dopo le leggi razziali e l'inizio della Seconda guerra mondiale, dovevano essere esclusi e allontanati dalla vita sociale italiana.

Ferramonti, costruito da un fervente collaboratore del fascismo, tal Parrini che dopo la guerra cambio colore della camicia entrando nella Dc, venne allestito sul già esistente campo adibito a residenza temporanea per gli operai che costruivano le prime vie di comunicazione nella dimenticata Calabria. Tarsia è al centro della regione, equidistante dallo Ionio e dal Tirreno all'ombra delle montagne della Sila.
Un luogo ideale per occultare qualcosa che non si voleva far vedere in giro.
Nel campo non accadde nulla di troppo cruento; non ci furono quei morti, quelle fucilazioni all'ordine del giorno nei campi tedeschi. Ma quello che fa male è comunque il concetto di internamento e la cultura razzista dell'Italia fascista.

Il campo è stato dimenticato e ora, la parte ancora in piedi, è sede del museo della Shoa, mentre sull'area più lontana passa l'autostrada Salerno Reggio Calabria.

Calabretta costruisce un documentario di stampo classico, televisivo, con interviste e immagini di repertorio alternate alla voce narrante che riesce ad offrire le informazioni necessarie per entrare nella storia. Persone coinvolte direttamente, esperti, discendenti e testimoni raccontano le loro memorie del campo e più in generale della persecuzione degli ebrei in Italia.
Ferramonti è interessante e prende lo spettatore più nella fase dei racconti storici, come la ritirata tedesca e la liberazione degli anglo-americani, piuttosto che nei racconti personali non troppo dissimili a molti altri già sentiti sull'argomento.
Il film si discosta fortunatamente dai canoni del momento, offrendo informazioni e denotando un lavoro di sceneggiatura spesso assente nei documentari italiani di oggi, più "d'autore" e meno di documentazione.

"Ferramonti, il Campo Sospeso", realizzato per ricordare il 70° anniversario della sua liberazione, aiuta la conoscenza. Ricordare è un dovere, ma anche riuscire a prendere coscienza e dimenticare è sintomo di crescita e maturità di un popolo.

08/10/2013, 11:09

Stefano Amadio