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ADDIO A CARLO LIZZANI - Si suicida a Roma


Tragica fine per il regista di "Banditi a Milano" e "Fontamara", che si è lanciato nel vuoto dal terzo piano di un palazzo.


ADDIO A CARLO LIZZANI - Si suicida a Roma
E' deceduto, all'età di 91 anni, Carlo Lizzani. Il regista si è suicidato, lanciandosi nel vuoto, dal terzo piano di un palazzo nel centro di Roma. A dare l'allarme alla polizia sono stati alcuni vicini che hanno visto il corpo nel cortile del palazzo dove Lizzani abitava.

Regista, nato a Roma il 3 aprile 1922. Si interessò presto di cinema come critico e saggista e fece parte, insieme a Giuseppe De Santis, Michelangelo Antonioni, Antonio Pietrangeli, Gianni Puccini, della redazione di "Cinema" vecchia serie. Sua è una Storia del cinema italiano (1a ediz. 1953, 2a ediz. 1961), che costituisce uno dei contributi piú validi alla conoscenza dell'argomento. Nel 1946 collaborò alla sceneggiatura de Il sole sorge ancora (A. Vergano), in cui interpretò la parte di un prete, e successivamente di Caccia tragica (1948, G. De Santis). Prima di passare alla regia con due documentari, Nel mezzogiorno qualcosa è cambiato (1950) e Modena, città dell'Emilla rossa (1951), fece ancora lo sceneggiatore per Roberto Rossellini, Alberto Lattuada, Giuseppe De Santis. Il suo primo lungometraggio è Achtung banditi! (1951), che tratta un tema della Resistenza con prospettiva storica e si fa ammirare piú per l'impegno politico e l'originaltà della formula produttiva, che per i risultati espressivi raggiunti. La componente storico-politica sarà una delle costanti della sua arte e troverà la migliore formulazione artistica in Cronache di poveri amanti (1954), tratto dall'omonimo romanzo di Vasco Pratolini e, in parte, ne Il processo di Verona (1963), dove peraltro il dramma individuale impedisce una maggiore visione storica dei fatti e dei personaggi. Meno convincenti risultarono altri due film storici, Il gobbo (1960) e L'oro di Roma (1961), e decisamente deludenti i tentativi di cinema comico-satirico da Lo svitato (1956) a La vita agra (1964). Una parentesi nella sua attività di regista drammatico può essere considerata La muraglia cinese (1958), che rivelò in lui buone qualità di documentarista e ci diede un ritratto in parte inedito e suggestivo della Cina comunista. Regista eclettico ma di solido mestiere, come hanno dimostrato anche i vari Svegliati e uccidi (1966), Banditi a Milano (1968) e L'amante di Gramigna (1969), Lizzani ha cercato di portare innanzi la lezione del primo neorealismo, storicizzandola, e i suoi film migliori testimoniano di una cultura e di un interesse per il cinema certamente non disprezzabili, anche se non sempre i risultati artistici corrispondono alle intenzioni.

05/10/2013, 16:35

Simone Pinchiorri