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LOCARNO 66 - SANGUE: Pippo, Giovanni e la morte


Il film di Pippo Delbono unico italiano in concorso al Festival di Locarno 2013


LOCARNO 66 - SANGUE: Pippo, Giovanni e la morte
Impossibile parlare di "Sangue", film di Pippo Delbono presentato in concorso a Locarno 66, senza raccontare prima di tutto come è stato girato: come già nei precedenti "La Paura" e "Amore Carne", le riprese sono state effettuate dallo stesso Delbono con il suo iPhone e con una piccola camerina Canon ("Una cosa da 300 euro, sono ligure...", ha spiegato scherzosamente il regista). Una scelta visivamente forte che costringe lo spettatore a entrare nella storia senza filtri, a sentirsi accanto ai personaggi. "E' più rivoluzionario come si dicono le cose, che non cosa si dice", ha dichiarato dopo la proiezione.

Difficile parlare di "Sangue" senza raccontare la durezza di alcune immagini, come la fredda consapevolezza del figlio Delbono che con una mano stringe per gli ultimi istanti di vita la madre morente e con l'altra impugna il telefonino e cerca l'inquadratura giusta. O la durezza di alcuni momenti fatti di semplici parole, come il racconto di Senzani dell'esecuzione di Roberto Peci nel 1981.

Facile sarebbe parlare di "Sangue" citando solo la presenza di Giovanni Senzani, ex leader delle Brigate Rosse, per oltre vent'anni in galera e da una quindicina libero cittadino, diventato amico del regista negli ultimi tempi e a lui avvicinato anche dal parallelo percorso di lutto (nel giro di pochi giorni sono scomparse sia la madre di Delbono sia la moglie di Senzani).

Sbagliato sarebbe parlare di "Sangue" senza pensare alla sua natura di fondo, quella di video-diario. Come tale va visto e interpretato, senza dimenticare che in un diario "ci" raccontiamo da soli quello che vogliamo, sfoghiamo i nostri dolori, smussiamo le nostre contraddizioni (e quelle dei nostri affetti, come nel caso dell'ambiguo passato brigatista di Senzani).

Inevitabile, infine, parlare di "Sangue" citando la morte: si parte con le immagini del funerale di un altro ex-BR, Prospero Gallinari, si passa attraverso il calvario delle due donne, si ricorda la fine di Peci, si inquadra la morte di una città intera, L'Aquila, si racconta - forse - la fine di un'ideologia. "L'arte da sempre si confronta con la morte", ha dichiarato Delbono in conferenza stampa. "Nessuno può sfuggire alla vita, nemmeno con la morte", sono invece le parole finali del film.

Delbono e Senzani davanti alla morte diventano Pippo e Giovanni, due uomini non più giovanissimi che insieme, o perlomeno nello stesso tempo, affrontano un lutto e ragionano sulle loro vite...

13/08/2013, 16:00

Carlo Griseri