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FAUSTO DELLE CHIAIE - Due documentari per la sua arte


"Robaccia - Rubbish" e "Il Museo Chiude Quando l'Autore è Stanco" raccontano l'artista romano


FAUSTO DELLE CHIAIE - Due documentari per la sua arte
"Il Museo chiude quando l'Autore è Stanco"
Chi vive a Roma, o chi solo è passato dalla capitale transitando presso l'Ara Pacis, probabilmente avrà notato l'esposizione "open air" di un'artista unico e originalissimo, (auto)ironico quanto geniale come Fausto Delle Chiaie.

Con il palcoscenico della "città eterna" a disposizione, un corridoio espositivo costituito da una grata di separazione tra la strada e un "altrove" fatto di rifiuti e topi di fogna, Delle Chiaie inventa e propone ai turisti (più o meno) consapevoli i suoi oggetti d'arte, ricavati da pezzi di riciclo o da disegni originali dell'autore, e "illuminati" (spesso il genio sta lì) da didascalie bilingue.

Impossibile spiegare nel dettaglio e solo con le parole l'artista Delle Chiaie, operazione in cui riescono invece benissimo due documentari simili ma diversi che lo raccontano: "Robaccia - Rubbish", firmato nel 2010 da Matteo Alemanno e Gabriele Centin, e "Il Museo chiude quando l'Autore è Stanco" di Paolo Buatti del 2013.

In entrambi il lavoro e l'esposizione continua (tutti i giorni, tempo permettendo, da oltre vent'anni) sono al centro del racconto: Alemanno e Centin puntano maggiormente sulla narrazione, affidata all'artista stesso che si concede, spiega come nasce la sua carriera, le dinamiche di interazione con i turisti-visitatori e mostra alcune idee in corso d'opera. Più curato nella costruzione dell'inquadratura (e nella pulizia dell'immagine) il documentario di Buatti punta maggiormente sull'estetica, lasciando più alle installazioni il compito di parlare da sé. Interessante notare come a distanza di qualche anno alcuni "classici" siano ancora esposti, altre idee siano sorte, altre ancora modificate.

Impossibile "scegliere" uno dei due lavori come quello più congeniale a conoscere Delle Chiaie, entrambi contribuiscono a completarne il ritratto e così come le opere dell'artista sono difficilmente classificabili (è più "importante" il cartello "Opera trafugata" davanti a uno spazio vuoto, il "Doppio" o la poetica composizione con le tre lune?) anche i due corti doc (poco più di mezz'ora in tutto) sarebbero da vedere in "coppia". Prima, o dopo, la visita "di persona" all'interno del museo all'aperto. L'Ara Pacis è quella dietro.

29/07/2013, 12:44

Carlo Griseri