Michele Placido
Ospite d’onore al BA FilmFestival 2013, a Michele Placido è stato assegnato il Premio Provincia di Varese come Miglior Attore Fiction TV per "Trilussa" di Riccardo Milani e il Premio come Miglior Produzione per "Itaker – Vietato agli Italiani" di Toni Trupia, prodotto attraverso la Goldenart Production e Mandragora Movies. Ha illustrato il suo rapporto con la televisione, lo stato del cinema italiano e
il suo prossimo progetto cinematografico, quasi a costo zero, in cui offrirà la sua regia a una compagnia di giovani attori che porta in scena una pièce in un teatro che si trova all’interno di un appartamento.
Michele Placido: “Le cose più belle negli ultimi anni le ho fatte grazie alla televisione. Certi ruoli, come quello del poeta
Trilussa, fanno parte della memoria del nostro paese, oggi non c’è più un Francesco Rosi che si occupa del caso Mattei. La RAI produce anche cose che hanno un aspetto culturale importante, registi che stanno lavorando sulla storia d’Italia, su quanto ha inciso il terrorismo sulla storia del nostro paese.
La televisione potrebbe anche essere una fucina di nuovi registi, che raccontino i fatti importanti della storia recente. A suo tempo la regia de "La Piovra" era stata affidata a grandi registi di cinema come Damiano Damiani e a scrittori che hanno vinto premi importanti. Ci voleva una grande abilità per saper girare in quel modo. La prima serie della Piovra era stato scritta da Ennio De Concini e basata su un fatto vero, un poliziotto della provincia di Trapani che viene venduto alla mafia ed ucciso. Se ben utilizzato un esperimento analogo potrebbe essere usato come incubatore per nuove generazioni di cineasti".
C’è una ricetta per fare innamorare del cinema il pubblico e farlo tornare nelle sale?
Michele Placido: L’anno scorso il cinema italiano ha incassato tanto, grazie alle commedie. Quest’anno ha sofferto il cinema autoriale, hanno sofferto Bertolucci e Bellocchio. Soffrono i giovani perché nemmeno RAI cinema si occupa più della loro distribuzione, anche se li produce. Manca un ministro della cultura forte, Ornaghi non l’ho mai incontrato, non so chi sia. In Francia invece occorrono molti titoli accademici per occuparsi di cultura.
A Busto Arsizio vedo un entusiasmo per il cinema che altrove viene sempre meno. Con il cinema ci si può guadagnare, la tecnologia di oggi fa sì che Cinecittà possa essere dappertutto, dove c’è una scuola di cinema lo si può produrre. Ci si può finanziare anche con gli incentivi fiscali e accedendo ai fondi comunitari che spesso, per ignoranza, non vengono richiesti.
Il mio prossimo film sarà finanziato con il crowd funding anche da piccoli finanziatori, che potranno investire anche solo 100 euro. Con questo sistema nei paesi anglosassoni si sono raccolti anche alcuni milioni di euro.
Itaker parla dell’immigrazione degli italiani in Germania, descrive la loro vita grigia nelle fabbriche, un tema di cui si parla poco. Perché l’ha scelto?
Michele Placido: Nel mio paese in Puglia in pochi anni eravamo passati da 14'000 a 5'000 abitanti. I primi se ne erano andati in Belgio a lavorare in miniera. Dagli anni Sessanta in poi la meta era il Nord. E’ grazie all’immigrazione dal Sud che si è creato il polo industriale Milano-Torino-Genova. Itaker ci ricorda che anche noi siamo stati un popolo di emigrati. Nel leggere la sceneggiatura i rumeni si sono meravigliati, oggi sono loro ad emigrare.
A giorni arriverà nella sale “Il cecchino”. Ha altri progetti di cinema?
Michele Placido: Una grande opera che girerò in Francia nei primi mesi del 2014. Nel frattempo offro la mia regia a un gruppo di attori poco conosciuti, che porta in scena al teatro Argot di Roma “Prima d’andar via”, una pièce teatrale di Filippo Gili. Non ho trovato finanziamenti perché affronta il tema del suicidio, perciò ho pensato di fare io il regista, offrendo il mio lavoro. Il film sarà quasi a costo zero, per riprenderli bastano idee chiare, un buon occhio e una mano ferma.
24/04/2013, 10:00
Ambretta Sampietro