MEA MAXIMA CULPA - Un’altra barbarie del Novecento


Esce in Italia “Mea Maxima Culpa – Silenzio nella casa di Dio”, il film d’inchiesta sugli abusi sessuali commessi dai preti cattolici e occultati dalla Chiesa Non è un film di critica alla fede cattolica, abbracciata sin da bambino dal regista Alex Gibney, ma un vero j’accuse all’atteggiamento non clericale della Chiesa, che ha occultato per anni il male nel rispetto del diritto canonico


MEA MAXIMA CULPA - Un’altra barbarie del Novecento
Duro, durissimo. Tanto schifo e dolore. "Mea Maxima Culpa" del regista Alex Gibney è un documentario d’inchiesta sul silenzio, o meglio, sull’atteggiamento omertoso della Chiesa Cattolica nei confronti dei preti cattolici, che, sin dagli anni Cinquanta, hanno esercitato violenze sessuali su bambini.

200 bimbi vittime di abusi da parte di “Padre” Lawrence Murphy e, in generale, 570 vittime di violenze sessuali è la macabra e scioccante contabilità sviscerata dal documentario del regista Premio Oscar, che, con un ritmo lento e con un tono ecumenico e sacrale, tipico di un’omelia religiosa, affida ai ricordi e alle dichiarazioni di quattro sordomuti l’atto d’accusa rivolto Chiesa, colpevole di crimini contro l’umanità.

Terry Kohut, Gary Smith, Arthur Budzinksi e Bob Bolger sono le quattro voci silenziose dell’atto di accusa che costituiscono il cuore del film: i quattro coraggiosi sordomuti, che da bambini nella scuola St. John’s for the Deal (Istituto per non udenti S. John) di Milwaukee, nel Wisconsin, hanno subito le violenze di “Padre” Lawrence Murphy e da adulti hanno trovato la forza di denunciare gli abusi per proteggere altri bambini.

L’inchiesta, avviata dalla lettura di un articolo di Laurie Goodstein sul New York Times, è sviluppata in due parti, integrando alle interviste delle quattro vittime altri atroci casi perpetuati nel mondo, avvenuti in Irlanda e in un istituto di Sordomuti a Verona, ma raggiunge il suo apice con le immagini di repertorio che vedono il coinvolgimento dei piani alti della Curia Romana. E vero bersaglio dell’inchiesta è sempre l’atteggiamento, inerte e omertoso, della Chiesa, nella persona di Papa Benedetto XVI, che, da Cardinale, era la massima persona informata dei fatti e, nel rispetto di una norma del diritto canonico, li ha occultati senza spretare i preti ritenuti rei. Su lui pende la responsabilità per non aver portato alla luce e per non aver denunciato i crimini.

Al 1972 risale la prima accusa di abusi sessuali contro un prete, che si consumavano sin dagli anni Cinquanta, e al 2001 la decisione della Chiesa, affidata all’allora Cardinale Ratzinger di indagare sulla nuova barbarie del Novecento. L’atteggiamento “Non dirlo, non dire queste cose di un prete”, la fondazione di “Servi del Paraclito” per redimere con l’isolamento e l’allontanamento i preti pedofili, la difesa dei preti considerati come poveri, gli abusi compiuti anche durante un funerale, la compassione per i preti e non per le vittime, ridicolizzano il motto cattolico “fa quel che il prete dice e non quel che il prete fa”.

Il film già uscito negli Stati Uniti, dove l’inchiesta è iniziata, pochi mesi prima delle dimissioni di Papa Benedetto XVI, uscirà in Italia, e soprattutto a Roma, in un momento speciale: il prossimo 20 marzo dopo la messa d’inaugurazione del nuovo Papa. Il tentativo e il sogno del regista, rivelato in conferenza stampa, sono sensibilizzare l’opinione pubblica sui crimini contro l’umanità commessi dalla Chiesa, ridando giustizia ai poveri e alle vittime. Un invito rivolto al nuovo Vescovo di Roma affinché con un radicale cambiamento risolva questo grave problema ed incontri le vere vittime.

19/03/2013, 08:59

Alessandra Alfonsi