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MICHELANGELO FRAMMARTINO - Al Tribeca Film Festival con "Alberi"


Il regista del pluripremiato "Le quattro volte" presenterà a New York, all'interno del MOMA, il suo nuovo lavoro, una videoistallazione che preferisce definire "cine-istallazione". Girato in Basilicata, "Alberi" è la rappresentazione di un rito arboreo che prende spunto da un'antica maschera sull'orlo della scomparsa. Il regista ne ha parlato in anteprima a Cinemaitaliano.


MICHELANGELO FRAMMARTINO - Al Tribeca Film Festival con
Dopo il trionfo internazionale con "Le quattro volte", proiettato in più di 140 festival nel mondo e vincitore di numerosi premi, Michelangelo Frammartino fa il suo ritorno nel mondo dell'audiovisivo con "Alberi", una videoistallazione che sarà proiettata per la prima volta al "Tribeca Film Festival".
Il regista ha presentato il suo lavoro in anteprima a Cinemaitaliano.info.

Gli spettatori del Tribeca davanti a che tipo di produzione si ritroveranno?
E' un lavoro molto legato ad un luogo reale e alle sue tradizioni, ma con le solite oscillazioni che ci interessano rispetto al dato reale. Si tratta di un'istallazione, che forse potremmo definire cine-istallazione, avendo un debito importante con il cinema. Siamo andati a Satriano di Lucania, nel cuore della Basilicata, sempre affascinati dai riti arborei che già avevamo raccontato ne "Le quattro volte", e abbiamo riscoperto una maschera bellissima, sull'orlo della scomparsa, che rappresenta un uomo completamente vestito di edera, con in mano un bastone con foglie di pungitopo, il costume di un bipede vegetale che un tempo si aggirava per il paese durante l'inverno e che adesso quasi nessuno indossa più. Noi lo abbiamo rappresentato come rito arboreo e con l'appoggio dei satrianesi abbiamo rifondato questo rito, modificandolo con loro, e da figura solitaria è divenuto un esercito che abbiamo portato ad Armentu, un paese vicino dove abbiamo girato perchè si prestava di più, trasformando la piazza in un bosco.

Come è stato concepito e come sei rientrato nel festival?
La cosa che più ci fa piacere è tornare in un festival diretto da Frédéric Boyer, che aveva voluto "Le quattro volte" a Cannes. Frédéric ha trovato un accordo con il MOMA per ospitare delle istallazioni, delle performance e dei reading, e lì il nostro lavoro sarà proiettato in loop. E' stato così pensato, con un andamento che lo porta ad attorcigliarsi su se stesso, partendo dalla notte del bosco, per terminare nuovamente con la notte quando la piazza viene invasa. E' un pò un omaggio al cinema che abbiamo vissuto negli anni '60, quando entravamo liberamente a film iniziato e dovevamo attendere lo spettacolo successivo per ricostruirlo in modo personale e con grande libertà.

Con "Le quattro volte" avevi giocato con la dicotomia reale/finzione, hai in cantiere un film d'animazione e ora ti sei dedicato alla videoarte. Quanto è importante la sperimentazione nel tuo lavoro?
Io provengo dalla sperimentazione video e ho lavorato da ragazzo con istallazioni interattive, amando molto il lavoro di "Studio Azzurro" con cui però non ho mai collaborato, ma a cui devo molto. Sono un pò partito da quel territorio, dalle istallazioni interattive che responsabilizzavano il fruitore e questo credo sia molto legato all'esperienza audiovisiva che la mia generazione ha avuto. Siamo la generazione che ha incontrato le televisioni private, che destinava lo spettatore a una passività totale e per reazione nasceva il desiderio di realizzare qualcosa di interattivo. La sperimentazione è importantissima e ora con i produttori della Vivo Film abbiamo la responsabilità di provare a capire che porte di fruizione si aprono per il film. La cosa buffa è che nonostante io debba ringraziare tantissimo i direttori dei festival, che adoro e considero fondamentali, è stato un pò complicato trovare spazio per una proiezione in loop perchè a livello realizzativo crea qualche problema, per cui la sperimentazione è sempre benvenuta, se ne discute molto, ma gli strumenti per attuarla scarseggiano un pò.

Pensi quindi che sarà un'unica tappa o credi che "Alberi" troverà spazio anche in Italia?
Il desiderio, essendo un omaggio al cinema, è che in forma di istallazione possa vivere in molti posti, ma essendo un ibrido potrà trovare spazio in modo convenzionale come corto o mediometraggio all'interno dei festival. Questo però volevamo arrivasse dopo. L'idea iniziale è circolare, il montato è di una trentina di minuti ed arrivandoci di fronte in un momento qualunque hai bisogno di un minutaggio più lungo per ricomporlo.

09/03/2013, 20:40

Antonio Capellupo