Girato a Camp Zaatari in Giordania,
"Al-Intithar" di Mario Rizzi costituisce la prima parte di una trilogia che comporrà il progetto "Bayt" ("Casa"), finanziato dalla Sharjah Art Foundation e dedicato all'emergere di una nuova forma di civismo in Malesia, Tunisia, Egitto, Bahrein e Siria e sulle implicazioni sociali della fine del postcolonialismo in questi paesi.
Sette settimane passate nel campo per il regista italiano, a stretto contatto con
la realtà difficile dei profughi siriani lì costretti a vivere in "attesa" di qualche cambiamento dello status quo, in "attesa" di poter tornare a casa, finalmente - prima o poi - in pace e serenità ("attesa" è la traduzione letterale del titolo arabo).
Da questa esperienza intensa
Rizzi ha raccolto il materiale che costituisce il suo documentario, concentrandosi in particolare sulle storie di alcune donne siriane, sulla precarietà della loro attesa e sul loro impegno nel cercare una normalità impossibile nella loro quotidianità, puntando doverosamente l'obiettivo su una realtà mai abbastanza raccontata.
11/02/2013, 08:30
Carlo Griseri