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Ritrovato il tesoro dell’attore e regista Spadolini


Ritrovato il tesoro dell’attore e regista Spadolini
Secondo Philippe Daverio l’eclettico artista Spadò, come era soprannominato, è stato per uno dei più simpatici personaggi della Parigi anni ’30. La sua incontenibile gioia di vivere l’ha portato a sperimentare tutte le arti: decoratore apprezzato da Gabriele d’Annunzio, scenografo accanto a De Chirico e Marinetti, emigra in Francia per diventare danzatore con Serge Lifar e Joséphine Baker (con cui ha una tempestosa love story), pittore prediletto da Max Jacob e da Jean Cocteau e poi cantante, scultore, illustratore, restauratore, giornalista, attore, sceneggiatore e regista di documentari ...

Ed è nella città di Ancona, dove Spadolini è nato nel 1907, che questa estate si può ammirare, insieme a dipinti, sculture e scenografie, il suo ‘tesoro cinematografico’.
Nel cinema Spadolini esordisce con “L’épervier” del 1933 accanto ad un giovanissimo Jean Marais ed alla principessa Natalie Paley, cugina dello zar Nicola II°, all’epoca legata sentimentalmente a Jean Cocteau; si scatena in un ballo primitivo su di un enorme tamburo nel film “Marinella” di Pierre Caron del 1936; è con l’affascinante Mila Pareli ne “Le monsieur de cinq heures” del 1938; collabora con Marcel Carné, Jacques Prévert e Jean Gabin al film “Le jour se léve” del 1939, distribuito in Italia con il titolo “Alba tragica” in cui interpreta il ruolo di un piccolo gangster. Secondo lo “Svenska Filmistitutet” di Stoccolma l’artista italiano è fra i protagonisti del film “Le quai des brumes” (1938), tradotto con “Il porto delle nebbie”, uno dei massimi capolavori del cinema francese diretto da Marcel Carné, sceneggiato da Jacques Prévert e con la partecipazione di Jean Gabin e Michèle Morgan. Il film, che appartiene al filone del realismo poetico, viene premiato alla mostra di Venezia del 1938 anche se proiettato nelle sale italiane solo venti anni dopo. Nel 1941, in piena seconda guerra mondiale, Spadò è ancora una volta a fianco di Jean Marais nel film “Le pavillon brule”, dove recita la parte di un minatore in una scena di ‘bagarre’ e liti.

A partire dal 1946 l’eclettico artista lavora a una serie di cortometraggi: “La danse à travers les ages”, commento e costumi di Cocteau, purtroppo mai rintracciato. Gli Archives Français du Film hanno recuperato lo splendido “Rivage de Paris” (1950) a cui partecipano il jazzista Django Reinhardt e la cantante Suzy Solidor, mentre nei fondi della Cinématheque Française è stato scoperto “Nous les Gitans” (1951) dove Spadolini veste i panni di scenografo, regista, danzatore e autore dei testi. Il documentario, a cui prendono parte autentici gitani, propone una pagina di vita dei ‘figli del vento e del sole’. Infine “Souvenirs d’Espagne” (1952) che ha come protagonista la splendida ballerina Carmen Amaya attende pazientemente di essere restaurato.

Non dimentichiamo che Spadolini, amico di registi del calibro di Roberto Rossellini e di Jean Renoir viene personalmente assunto nel 1950 da sir Alexander Korda, fondatore della London Film, come adattatore dei dialoghi per le versioni francesi de “I racconti di Hoffman”, Premio Miglior Produzione al Festival di Cannes del 1951 e “Outcast of the Island” regia di Carol Reed del 1951.

E’ di questi giorni la notizia che un regista canadese vuole portare sugli schermi il romanzo storico “Spadò, il danzatore nudo: la vita segreta dell’eclettico artista Alberto Spadolini” (Andrea Livi Editore, 2012).

07/08/2012, 15:24