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IO E TE - La conferenza stampa dal festival di Cannes


Bernardo Bertolucci, Tea Falco e Jacopo Olmo Antinori parlano del loro film davanti a una platea di giornalisti internazionali


IO E TE - La conferenza stampa dal festival di Cannes
"Io e te" la porta nuovamente ad indagare la solitudine misteriosa dell’adolescenza: perché è voluto tornare su questo tema?
Bernardo Bertolucci:
Quando ho letto il romanzo di Niccolò Ammaniti ho provato un vero e proprio colpo di fulmine, forse proprio perché parla di un adolescente. Per me è un tema irresistibile: amo la realtà che cambia davanti alla macchina da presa.

Olivia ricorda un po’ il personaggio di Maria Schneider in "Ultimo tango a Parigi".
Bernardo Bertolucci:
Sono passati molti anni da quel film, e di nuovo mi ritrovo di fronte una ragazza molto complessa. Sono entrambi personaggi estremamente drammatici, forse c’è qualcosa che torna in tutte le ragazze che filmo. Vorrei per il futuro ragazze un po’ meno "disperate".

Come è stato per gli attori lavorare con Bernardo Bertolucci?
Tea Falco:
Bernardo è la persona più bella che abbia mai incontrato. Abbiamo vissuto un momento di malinconia grandiosa insieme. Sul set è come se avesse tirato fuori dei pezzi dentro di noi che poi ha ricucito in modo perfetto.
Jacopo Olmo Antinori: Io parlo senza esperienza, non ho mai recitato prima d’ora: quello che posso dire è che quando siamo entrati nel suo set abbiamo sentito un’energia strana, un’armonia particolare. Il modo in cui lavora Bernardo è straordinario. Stare sul set con lui è unico.

Come si sente dopo aver interrotto un silenzio di dieci anni?
Bernardo Bertolucci:
E' stato un ritorno alla vita, sono stato in un torpore per dieci anni e ora mi sono svegliato.Quando accetti la disabilità tutto diventa più facile, è quando lotti che soffri di più. Quando ho letto il libro di Niccolò Ammaniti volevo fare il film subito, l’ho amato tantissimo.

Doveva girare il film in 3D, perché non l’ha fatto?
Bernardo Bertolucci:
Ho fatto anche un test in 3D, ma per me era troppo difficile, mi piace girare in maniera più veloce e rilassata. Avrei voluto molto usare questa tecnica perché avrebbe aiutato la drammaticità di questo ambiente. Ma in fondo il film è in 3D anche senza il 3D.

Perché ha deciso di tornare a girare in Italia e in italiano?
Bernardo Bertolucci:
Per molti anni ho avuto un rifiuto per quel che vedevo attorno a me in Italia, non mi piaceva la situazione politica. E’ la prima volta in trent’anni che giro un film in italiano, una lingua molto letteraria: a me piacciono i dialoghi del cinema americano, semplici e incisivi. Abbiamo reso i dialoghi semplici: secondo me in molti film italiani del passato, anche in grandissimi film, i problemi risiedevano proprio nei dialoghi.

23/05/2012, 17:52

Carlo Griseri