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HENRY - A Roma, pioggia di droga e di malavita


La Roma attuale, multietnica, violenta e solidale, nel film di Alessandro Piva, il terzo dopo "La Capa Gira" e "Mio Cognato". Con Carolina Crescentini e Michele Riondino, il giovane Commissario Montalbano, nel cast. Le caratteristiche del film emerse dalla conferenza stampa seguita alla presentazione romana. In sala da venerdì 2 marzo distribuito da Iris Film nei principali capoluoghi di provincia.


HENRY - A Roma, pioggia di droga e di malavita
"Henry" di Alessandro Piva, anche grazie ad un cast variegato e proveniente dalle esperienze di teatro e della fiction, ha ricevuto il Premio del Pubblico al 28° Torino Film Festival, ora arriva nei cinema.

Tratto dall’omonimo romanzo di Giovanni Mastrangelo, ispirato ad un fattaccio di cronaca accaduto al Commissariato di Trastevere, "Henry" è una storia di droga, di amore, di solidarietà, di malavita, di tossici, di poveri cristi, di immigrati, di poliziotti onesti e di poliziotti corrotti ambientati nel cuore della Capitale, dove il film è stato interamente girato.

Ma la Roma pasoliniana, violenta sì, ma aulica, è solo un ricordo scenografico nel film di Piva, dove la scelta di luoghi, come Tor Pignattara e i barconi sul fiume Tevere, sono funzionali al racconto filmico per accentuarne la multiculturalità: la tensione e l’integrazione sociale.

Il cuore dell’azione, questa volta, è invece la Roma del Centro, che, i toni caravaggeschi della fotografia, rendono ancora più attuale e realistica nell’immortalare e descrivere il suo lato violento e criminale. E’ la Roma del fiume, di Villa Borghese, del Muro Torto con il suo flusso indistinto di uomini e mezzi, dove si fanno impicci, si muore, si spaccia eroina tagliata male, dove i poliziotti corrotti sniffano cocaina sequestrata e quelli onesti rischiano la vita.

L’intento del regista, presente alla conferenza stampa di presentazione, è mostrare la periferia dell’anima e portarla al centro di Roma, superando il sillogismo emarginazione uguale droga dunque periferia.
Un’osmosi letteraria e cinematografica ha poi caratterizzato la scrittura del romanzo di Mastrangelo, fortemente influenzato delle prime opere sulla mala barese di Piva, che, incuriosito e suggestionato a sua volta, dalla lettura dell’opera, ha scelto Roma come set nonostante le molte difficoltà di girarci un film.

28/02/2012, 10:10

Alessandra Alfonsi